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Mina
Non ho tanta voglia di canzonette. In questo momento di disperazione
universale, pensare a Sanremo mi fa venire un po’ di mal di denti. E anche
se il canto potrebbe essere la forma più profonda di pianto, qui sento la
necessità del silenzio. E invece: zum pa pà, zum pa pà.
Che dire? Chi c’è, chi non c’è. A parte un paio di nomi, come al solito, non
c’è praticamente nessuno. Tranne Bonolis. Formidabile imbonitore, piazzista
divino, parlatore camionisticamente incantevole. Ti prende per il collo e ti
fa ridere anche contro la tua volontà, con dei tempi fantastici che in
televisione si sono visti molto, molto di rado. Con una lucidità e una
velocità di esecuzione tipo la lettura dei “bugiardini” nelle pubblicità dei
prodotti farmaceutici.
Lui sarà lo spettacolo e la musica sarà, come al solito, un ospite
tollerato. Ma sì, forse è giusto così. Ormai le canzonette, sempre più,
sembrano tutte uguali a se stesse, tutte uguali alle precedenti, tutte
uguali alle prossime. Non hanno pietà delle carni e delle orecchie in cui
vanno ad infilarsi. Aleggiano indifferenti a lutti, gioie, disperazioni,
ozi. La forzatura che viene usata per incuneare un po’ di interesse per
musici, parolieri, interpreti e contorni spettacolari tra le immagini e i
pensieri dei diseredati del mondo guerreggiato e terremotato sfrigola
attriti. Le musichette e le paroline possono essere tenere e piacevoli
perché aiutano nel fare la barba o la doccia. Non mi sembra che ci sia molto
tempo da dedicare alla toilette per giustificare una nuova infornata di
pinzillacchere.
E poi non è vero, anche nelle migliori condizioni possibili, che le
canzonette accompagnino o precedano amori, idee, movimenti culturali o
politici. Quelle impegnate o quelle leggerissime, al massimo della loro
gloria, toccano corde superficialissime e memorie poco colte. Le canzonette
non sono poesia, non sono messaggio. Se va molto bene, sono distrazione.
Quando raggiungono gli allori delle hit parade sembrano cospargere il mondo
di consenso e si dice raccolgano rispetto, mentre invece si tratta di
melensa universale omologazione. Al panorama internazionale Sanremo
partecipa come la nazionale di San Marino al Campionato del mondo di calcio.
La musica leggera tenta da molto tempo di morire giusto per colpa di chi
vorrebbe goderne. Internet vomita ciò che vuole. I falsari producono e
vendono più delle case discografiche. Allora, avendo un’attuale dilaniante
buona giustificazione di portata per lo meno terrestre, proviamo ad
immaginare una sosta, un intervallo, un pezzo di tempo in cui non ci
perderemo assolutamente niente di essenziale o di supremo. Sono molto
arrabbiata, sono furiosa e a chi volesse sollevarmi da questo umorino
suggerendo le solite banalità, rispondo: “Canta che ti passa” va’ a dirlo a
tua sorella.
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