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Mina
Deve essere stato qualcuno in profondo disaccordo con Corneille che diceva:
“L’amore è un gran maestro, insegna d’un sol colpo”. E allora ha pensato
bene di organizzare il “First love ambulanz”. Un “Erste Hilfe für die erste
Liebe” (e cioè un pronto soccorso per il primo amore).
Che l’amore non insegni proprio niente lo sanno benissimo tutti quelli che
ci sono passati, e cioè la totalità degli esseri umani transitati su questa
terra. Non insegna per quanto attiene alla gestione del love affair, alla
tattica che, anche se grottesca nelle sue regole primitive, è assolutamente,
volgarmente indispensabile. E qui devo per forza citare quel mio amico che
diceva: “L’uomo è come l’ombra del camello: se lo segui ti fugge, se lo
fuggi ti segue”. A parte la emme mancante, Cesare aveva ragione. A tutti i
livelli, dall’ignorante al supercolto, dal popolano al principe, nessuno
sfugge. Ma, si sa, l’amore vero è spietato. E fa troppe vittime. È quella
cosa che ci fa commettere gli errori più ridicoli. Ma quando si abbatte su
di te, ogni saggezza va a farsi benedire.
E allora, ecco che a Monaco si è formata questa squadra di “esperti” (?). Ma
che credenziali potrebbero avere? Una laurea in psicologia, una
specializzazione psicoterapeutica e qualche competenza ginecologica sono
elementi sufficienti per fare da buon samaritano nei confronti degli e delle
adolescenti alle prese con le prime esperienze sentimentali? Facciamola
finita con la medicalizzazione dell’amore, con la riduzione di tutto a
problema psicologico, con la presa di potere degli esperti che vorrebbero
eliminare rischi e sbagli. Stiamo massacrando la vita, che è fatta, per
fortuna, anche di errori, con la proliferazione di sportelli, stile Lucy che
alla modica cifra di 5 cents offriva il suo “aiuto psichiatrico” agli altri
abitanti dei fumetti dei Peanuts.
D’altra parte, la cosa più incredibile è la facilità con cui, oggi, i
ragazzi parlano degli affari loro. Una volta non gli tiravi fuori una
sillaba neppure col ricatto più turpe. Oggi, e l’iniziativa va avanti da
almeno dieci anni, anche nelle nostre scuole sono attivi i “centri di
informazione e consulenza” che consentono ai ragazzi di uscire dall’aula
mentre il docente, forse, sta spiegando Dante o Kant, e di fare quattro
passi nei meandri dello psicologismo e del sociologismo da bigino,
illudendosi che questioni o disturbi del comportamento siano una
problematica che possa essere risolta dagli emissari dello Stato.
E nonostante lo scatenamento degli “esperti”, che sembrano essere impiegati
cui assicurare un posto di lavoro garantito, tra gli adolescenti aumentano
aborti, suicidi, anoressie et similia. Al punto che verrebbe voglia di
rovesciare il rapporto tra causa ed effetto e ipotizzare che i problemi
siano il frutto della medicalizzazione e della psicologizzazione di ogni
comportamento.
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