Mina

237. Una finta rivoluzione:

IL CALCIO SCONFITTO DALL'ERBA DI PLASTICA
 

 

Mina


L'impraticabilità del campo era scritta tra parentesi, di fianco alla voce "partita rinviata", quando si doveva giustificare il mancato pagamento del tredici. Era un romantico e abbastanza frequente schiaffo per chi su quella partita aveva posto una deliziosa tripla. Freddo, neve, nubifragi, giardinieri ubriachi, geografia impervia, casse smilze di società minori provocavano il disastro assolutamente e improrogabilmente domenicale. A mia memoria, una sola eccezione di cui andavo fiera, così come quando, girando l'Italia, vedevo una macchina targata CR. Il terreno dello stadio Zini, a sella di mulo, con un drenaggio perfetto, scusate la terminologia rosa, sopportava le intemperie e le stagioni. E i grigiorossi hanno sempre potuto svolazzare tutti i pomeriggi di una domenica sì e una no, partecipando alla schedina con l'assiduità concessa dalla categoria e con il risultato concesso dagli avversari.

Dal prossimo anno si potranno disputare partite ufficiali su campi di erba finta e finirà il mio vanto per l'unicità della mia terra natia nel produrre una delle poche certezze del calcio. Sì, perché da ora in poi, nel delirio delle migliorie, potrebbe avanzarsi anche un arbitro finto, qualche giocatore sintetico, un pallone telecomandato e un pubblico in playback.

Non potendo più risuscitare il calcio genuino e ruspante di una volta, la Uefa si dedica al maquillage. Si sa, quando la natura non regge più, dal cilindro del migliorismo si estrae la panacea. E cioè la plastica. Quella che risolve tutti i problemi e toglie anni, broncio, cattivo umore, e salamadonna cos'altro.

Chi ci gioca per davvero parla dei campi plastici come di un tappeto molliccio, verniciato di un verde improbabile, con una granella similpolistirolo che fa il verso alla terra e ciuffetti posticci, tanto per dare l'idea. La palla, assumendo connotati saponettistici, schizza via senza più l'incognita di una zolla, maledetta o benedetta a seconda dei beneficiarî. L'alea delle circostanze ambientali, che tanto contribuiscono al fascino del calcio, viene azzerata. Non soffriremo o non gioiremo più per le bizzarrie del pallone a causa di un acquazzone stile Perugia 14 maggio 2000. Tutto perfettino. Dunque, tutto finto.
D'altra parte, la china della virtualità è una direzione su cui il teatrino del calcio sta scivolando da tempo. Bilanci gonfiati e sgonfiati a mo' di fisarmonica, fideiussioni finte, presentate da amministratori con finte abbronzature, discussioni da bar-tv sostenute da corrucci finto - intellettuali e dipanate con sintassi finto-demenziali. E, cosa ben più grave, muscoli finti, gonfiati da eritropoietine, nandroloni e beveroni analoghi, a calciare un pallone sempre più ingabbiato dalle farmacie, piuttosto che guidato dal genio atletico.

Un'unica consolazione: sarà forse un San Siro sintetico a guarire l'Inter dalla pareggiate?
 

 

Secondo me: «237. Una finta rivoluzione: IL CALCIO SCONFITTO DALL'ERBA DI PLASTICA» - di Mina, La Stampa, Sabato 13 Novembre  2004
http://www.minamazzini.com/

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