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Mina
Quando si dice la funzione educativa della televisione ... L'inglese Channel
4 trasmetterà un reality dedicato alla decomposizione di un corpo umano.
Evviva.
Lo spunto: una ricerca scientifica riguardante un fenomeno già ampiamente
studiato negli Stati Uniti che però potrebbe avere in Inghilterra
caratteristiche differenti per diverse condizioni ambientali. Una deliziosa
inutilità.
L'aggancio mediatico: secondo Kevin Lygo, direttore della programmazione e
Simon Andreae, direttore dei programmi scientifici ed educativi, lo show
avrebbe la sua utilità non soltanto dal punto di vista scientifico, ma anche
da quello culturale. Culturale? Evidentemente per questa coppia di "poeti" è
insufficiente quello che nei secoli hanno provato a insegnarci filosofie e
religioni. Forse pensano che una telecamera riveli l'attimo in cui l'anima
esala e confidano nella suggestione di chi per caso non la vedesse.
Spremendosi moltissimo le meningi, affermano: "La morte è qualcosa con cui
tutti avremo a che fare, nonostante ciò nel ventunesimo secolo viene
nascosta e tenuta lontana da noi più che mai. Questo progetto vuole
smitizzare la morte ed i processi naturali che ne conseguono". Una
insopportabile cazzata.
La quotidiana dose televisiva di malattie, cure e morti di diversa tipologia
evidentemente non basta a confonderci e a provocarci aneliti di
sopravvivenza ad ogni costo. Allora si affonda il colpo della consolazione
per essere vivi, facendoci gustare agonie e relativi inevitabili epiloghi
dopo malattie incurabili. Ma neppure questi sforzi sono sufficienti per
cancellare intelligenze e sentimenti. Il nuovo tentativo drogante si basa
sull'ipotetica morbosità evocata dal processo biologico che segue la fine di
una vita.
Ma la morte non è la decomposizione dei tessuti. La morte è la nostra
debolezza, la nostra vigliaccheria, la nostra insipienza, il nostro dolore
obbligatorio. Cercare di banalizzarla, come si prova a fare con la vita,
provocherà lo stesso fallimento dei "Grandi Fratelli" cui si può dedicare
curiosità metaforistica, ma in nessun caso valore pedagogico. Channel 4 non
ha ancora trovato l'attore morto. Abbiamo un po' di tempo per organizzare il
boicottaggio.
Ma abbiamo una speranza. La televisione si spegnerà. Non per il nostro
telecomando, non per la sua stupidità, non per la sua irriverenza. Per la
sua superbia. La follia di programmatori giustificati insensatamente da
indagini di mercato non muterà la fortunata disuguaglianza di chi compone il
target. Qualunque cosa la televisione ci faccia vedere soddisfa o delude o
anestetizza solo due dei nostri sensi: la vista e l'udito. Il tatto lo
usiamo da soli per toccare la pelle delicata di un bambino, il gusto per
assaggiare gli agnolotti della zia, l'olfatto per una rosa. Mai per sentire
l'odore della putrefazione.
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