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Mina
Ma fattelo tu. Fattelo tu, ma al cervello, però. Mi rivolgo a quel chirurgo
brasiliano che, per carità di patria, non voglio nemmeno nominare. E parlo a
nome di quei cani sottoposti ad un intervento di chirurgia estetica. Ma
certamente loro, come tutti gli animali, troverebbero il modo di
giustificare questa ulteriore schifezza perpetrata dal loro amico-padrone
che idolatrano. Spesso, come in questo caso, senza motivo. "Gli animali non
fanno domande, non muovono critiche", diceva George Eliot. I cani, ad
esempio, perdonano tutto agli uomini, persino il fatto che siano esseri
"umani". E poi a che scopo? Per "mandarli in televisione, per fare dei film,
per vincere i concorsi di bellezza.
Sono furiosa, avvelenata contro quel medico, perché di medico si tratta, che
si è inventato questa nuova stolidezza, probabilmente per soldi o per andare
sugli stramaledetti media. Ma ancora di più nei confronti del padrone che
sottopone il suo amico cane, ignaro, a questa violenza senza considerazione,
senza alcun rispetto della persona ... ho scritto persona? Beh, sì, non mi
sento di dire animale. In questo caso meno che mai.
Gli insulti andrebbero equamente divisi tra i padroni e quel Pitanguy per
animali. I primi, più attenti all'arredo di casa, sottopongono i gatti ad
interventi di onichectomia, fanno tagliare definitivamente unghie ed anche
denti per salvare l'integrità dei loro stramaledetti divanetti domestici.
Oppure azzerano le orecchie ai doberman o pretendono interventi per rendere
il loro aspetto più torvo e sinistro. Il medico brasiliano, invece, offre i
suoi servizi a padroni fuori di testa che non sopportano la vista delle
rughe, dell'eccesso di pelle, delle imperfezioni dei loro cani. E se ci
fossero dubbi sulla necessità di un intervento estetico al suo cervello,
basterebbe ascoltarlo mentre ci racconta di essere rimasto sconvolto,
vedendo, nel corso di una recente esposizione canina a Milano, cani con la
bocca sporca e le unghie lunghe. "I cani brasiliani, invece, erano
impeccabili. Mi sono chiesto, è davvero questo il Primo Mondo?".
Siamo ben oltre la frutta. Siamo al superamento di ogni limite. Non c'è più
confine tra chirurgia e maltrattamento, tra estetica e violenza. E se ne
stiano calmi gli animalisti che certamente insorgeranno di fronte a tali
abominî. In fondo, a furia di insistere nel sostenere l'estensione dei
diritti umani agli animali, si può anche arrivare ad affermarne il diritto
alla bellezza. E ad applicare anche a loro le nostre follie.
Indaffarati come siamo a sguazzare nella nostra palude, i cani ci
guarderanno in silenzio con "quell'aria attenta delle bestie, che è la
stessa di chi ascolta una lingua straniera in cui cerca di afferrare qualche
parola" (C. Alvaro). E continuando a non capire, si chiederanno chi è l'uomo
e chi è l'animale.
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