Mina

231. Dormiamo sempre meno:

CHIEDETE AI NONNI QUANTO VALE IL SONNO
 

 

Mina


Sarà per quello. Sarà forse perché non dormiamo più che il mondo sta andando a rotoli, anzi, ci è già andato. Non so. So, piuttosto, che è sempre aperta la stagione della caccia. Della caccia al colpevole. E se di lunedì i responsabili di tutti i mali del mondo sono le radiazioni dei telefonini, di martedì, invece, il rogo viene acceso per l'elettrosmog o gli Ogm, di mercoledì si innalza la gogna per gli zainetti troppo pesanti da portare a scuola, di giovedì la colpa è dell'euro o della televisione "deficiente" e di venerdì di qualche gene impazzito che ci storta la vita.

E oggi, che è sabato, chi è il colpevole? Secondo certi approfonditi studi inglesi oggi gli strali devono essere tutti scagliati contro la diminuzione delle ore in cui ci abbandoniamo al sonno. E così i sensazionali dati dei ricercatori inglesi ci mettono a posto la coscienza, rivelandoci che irritabilità, inefficienza sul posto di lavoro, problemi di salute sono tutti da imputarsi ai 90 minuti in meno che concediamo al sonno rispetto a qualche decennio fa. Anzi, non contenti di aver individuato il mostruoso marchingegno che mina la nostra salute fisica, si allargano ad attribuire al poco sonno anche la colpa di buona parte degli incidenti stradali e di tutti i disastri domestici, incazzature con i figli e separazioni comprese.

E allora si escogitano le genialate rimediose, come, ad esempio le salette per i pisolini che certe aziende americane hanno già predisposto per consentire ai propri dipendenti, mi veniva da dire detenuti, una salutare pennichella di 20 minuti, al prezzo di 14 dollari da detrarsi dallo stipendio.

Mentre si pubblicano i mallopposi, soporiferi rapporti sul sonno calante e, all'inverso, salgono alle stelle le azioni delle ditte produttrici di sonniferi e di materassi, mi sembra di sentire odore di vecchio o di risaputo. E mi risuona in mente quel che diceva mia nonna Meme quando, col buon senso del popolo, sosteneva che una bella dormita è più salutare di un consesso di medici.

Per arrivare alle stesse conclusioni, sarebbe bastato, agli inutili ricercatori inglesi, sfogliare le pagine piene di saggezza del loro enorme antenato Shakespeare che, senza imbarbarirsi con indagini demoscopiche o pseudoscientifiche, nel "Macbeth" esaltava il sonno innocente, "il sonno che pattina e ravvia il filaticcio di seta arruffato delle cure di quaggiù, morte della vita d'ogni giorno, bagno ristoratore del faticoso affanno, balsamo alla dolente anima stanca, piatto forte alla mensa della grande Natura, nutrimento principale nel banchetto della vita".

Troppo semplice. E amleticamente ridirsi: "Morire, dormire. Nient'altro. E con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore e le mille offese naturali di cui è erede la carne ... Morire, dormire. Dormire, forse sognare".
 

 

Secondo me: «231. Dormiamo sempre meno: CHIEDETE AI NONNI QUANTO VALE IL SONNO» - di Mina, La Stampa, Sabato 2 ottobre 2004
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