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Mina
Sarà per quello. Sarà forse perché non dormiamo più che il mondo sta andando
a rotoli, anzi, ci è già andato. Non so. So, piuttosto, che è sempre aperta
la stagione della caccia. Della caccia al colpevole. E se di lunedì i
responsabili di tutti i mali del mondo sono le radiazioni dei telefonini, di
martedì, invece, il rogo viene acceso per l'elettrosmog o gli Ogm, di
mercoledì si innalza la gogna per gli zainetti troppo pesanti da portare a
scuola, di giovedì la colpa è dell'euro o della televisione "deficiente" e
di venerdì di qualche gene impazzito che ci storta la vita.
E oggi, che è sabato, chi è il colpevole? Secondo certi approfonditi studi
inglesi oggi gli strali devono essere tutti scagliati contro la diminuzione
delle ore in cui ci abbandoniamo al sonno. E così i sensazionali dati dei
ricercatori inglesi ci mettono a posto la coscienza, rivelandoci che
irritabilità, inefficienza sul posto di lavoro, problemi di salute sono
tutti da imputarsi ai 90 minuti in meno che concediamo al sonno rispetto a
qualche decennio fa. Anzi, non contenti di aver individuato il mostruoso
marchingegno che mina la nostra salute fisica, si allargano ad attribuire al
poco sonno anche la colpa di buona parte degli incidenti stradali e di tutti
i disastri domestici, incazzature con i figli e separazioni comprese.
E allora si escogitano le genialate rimediose, come, ad esempio le salette
per i pisolini che certe aziende americane hanno già predisposto per
consentire ai propri dipendenti, mi veniva da dire detenuti, una salutare
pennichella di 20 minuti, al prezzo di 14 dollari da detrarsi dallo
stipendio.
Mentre si pubblicano i mallopposi, soporiferi rapporti sul sonno calante e,
all'inverso, salgono alle stelle le azioni delle ditte produttrici di
sonniferi e di materassi, mi sembra di sentire odore di vecchio o di
risaputo. E mi risuona in mente quel che diceva mia nonna Meme quando, col
buon senso del popolo, sosteneva che una bella dormita è più salutare di un
consesso di medici.
Per arrivare alle stesse conclusioni, sarebbe bastato, agli inutili
ricercatori inglesi, sfogliare le pagine piene di saggezza del loro enorme
antenato Shakespeare che, senza imbarbarirsi con indagini demoscopiche o
pseudoscientifiche, nel "Macbeth" esaltava il sonno innocente, "il sonno che
pattina e ravvia il filaticcio di seta arruffato delle cure di quaggiù,
morte della vita d'ogni giorno, bagno ristoratore del faticoso affanno,
balsamo alla dolente anima stanca, piatto forte alla mensa della grande
Natura, nutrimento principale nel banchetto della vita".
Troppo semplice. E amleticamente ridirsi: "Morire, dormire. Nient'altro. E
con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore e le mille offese
naturali di cui è erede la carne ... Morire, dormire. Dormire, forse
sognare".
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