Mina

227. Nostalgia del futuro:

QUANDO IL CELLULARE SARÀ SOLO UN RICORDO
 

 

di Mina


A carbonella. Mi piacerebbe tanto riuscire a trovare un telefonino a carbonella. Di quelli semplici. Di quelli che non fanno le foto, i filmini, il ragù, il caffè, le coccole, la manicure e altre inutilaggini di questo tipo. Un elementare, ingenuo, candido telefonino. Non ce ne sono. Non ne ho trovato uno che avesse la sola funzione dalla quale ha preso il nome: telefonare. Magari con un drin semplice e genuino. E invece mi ritrovo con un corpo estraneo, un alieno nella borsa. Un coso che emette suoni inquietanti e dal quale mi aspetto qualsiasi sgradevole sorpresa.

Va beh, io non sono il massimo della tecnologia e del modernismo, lo riconosco. Già quando mi cambiarono il numero di casa a Cremona, fu un raccapriccio. 1-1-7-1 e non esistevano i prefissi. “Stipel. Desidera?”. Si doveva passare da un centralino anche per chiamare a dieci chilometri da casa. “La vuole semplice, urgente o urgentissima?”. Tutti diranno: che orrore. Io dico: che meraviglia. “Pronto? Sì, ci vediamo al barometro”. E che nostalgia, degli spazî mentali e sentimentali, del ghiaccio sui marciapiedi, la mattina, quando andare a scuola era come un viaggio in India, Che nostalgia della mia gente, meravigliosa anche quando era deludente. Sì, mi sembra di parlare di una tribù estinta. È vero, è proprio così. Eravamo già estinti appena nati. Si nasce estinti. E ci si ritrova commuovendoci di quello che non abbiamo condiviso se non nella visione letteraria del passato, della vita.

E i nostri figli, tra venti o trent’anni, ripenseranno con gli occhi lucidi a quando giocavano con le diavolerie telefoniche che impazzano assieme all’estate, e per loro sarà altrettanto emozionante e struggente. Perché tutto si ripete e, forse, sta proprio lì il portento, la magia che ti stordisce e conferisce agli episodi della vita quel valore aggiunto di nostalgia affettuosa, misericordiosa che ti fa sembrare splendido anche il più piccolo particolare.

E allora questi cellulari energumeni guardiamoli con gli occhi di fra vent’anni. Così, forse, inorridiremo un po’ meno per i corteggiamenti via videofonino con cui, sulla riviera romagnola, si modernizza il rito perpetuo del cuccare estivo. O riterremo meno demenziali le suonerie che elettronizzano l’ultimo hit che a ottobre nessuno più ricorderà.
Noi abbiamo avuto i numeri telefonici a quattro cifre. Lasciamo che i nostri figli massacrino le parole coi geroglifici della comunicazione cellulare. Fra non molto saranno anche per loro un piccolo angolo di nostalgia.

 

 

Secondo me: «227. Nostalgia del futuro: QUANDO IL CELLULARE SARÀ SOLO UN RICORDO» - di Mina, La Stampa, 21 Agosto 2004
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