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di Mina
Vedi? Leggiamo di più. Cioè, compriamo più libri. Ma non eravamo quelli che
vedono la carta stampata come il demonio? Non è una vita che ci sgridano
perché siamo fondamentalmente degli illetterati senza voglia di migliorarci,
senza curiosità, senza alcun piacere per la lettura?
Un sondaggio, che mi aspetto che venga smentito da un momento all'altro, ci
dice che lo scorso anno il cinquantatré per cento degli italiani "ha aperto
almeno un libro", con un aumento dell'uno per cento rispetto al 2002. Il che
è motivo sufficiente per far circolare un'agenzia di stampa che, con tono da
piccolo trionfalismo e con forma che esprime massimo spregio per
l'ortografia, ci dice (sic!) che gli "italiani leggono un pò di più". E così
mi convinco che l'estensore dell'agenzia probabilmente appartiene a quella
fetta di italiani che i libri li compra e magari li apre, ma solo per
nascondere la foto dell'amante o il biglietto della lotteria.
Dati più o meno simili, e quindi ispirati al massimo dell'aleatorietà, ci
erano stati presentati in tv quasi un mese fa. Era la sera in cui si
assegnava il Premio Strega. Archiviati il garbo e l'intelligenza con cui, in
trasmissioni sempre uguali a se stesse, Luciano Luisi presentava i libri
della cinquina, intervistando autori e critici poco avvezzi ai microfoni e
alle telecamere, ora la tv requisisce il Ninfeo di Villa Giulia, trasferisce
le poltrone bianche di "Porta a porta" e imbastisce l'ennesimo salottaccio.
E invece di dare spazio agli "amici della domenica", la giuria, che sono
forse tra i pochissimi che leggono ancora almeno cinque libri all'anno, si
snocciolano i dati degli ultimi sondaggi sul rapporto tra gli italiani e la
lettura. Così comincia il balletto dei commenti. Gli italiani affermano di
leggere veramente oppure confessano di voler leggere? Comprano i libri e poi
li leggono? Non possono e non vogliono, oppure vogliono ma non possono? Si
legge per cultura o per relax? Leggono più le casalinghe o gli idraulici?
Uffa!
Sembra quasi che la tv, dovendosi scusare con i teleimbesuiti per aver
deciso di trasmettere un evento culturale, debba trovare qualche mezzuccio
per far ingoiare la pillola amara della letteratura. E così, per rendere il
tutto meno indigesto, lo si camuffa, con cinica insensibilità, con un
ridicolo e ridanciano spettacolino. Qualche presenza vippica ad ampie
scollature, due politici di parti opposte a tutela della par condicio, un
sondaggino con relativi commenti, e il servizio (pubblico) si sdebita nei
confronti della letteratura.
Non si vede più chi ci dica come e perché aggirarsi tra librerie e gusti o
chi ci faccia capire il fascino del navigare in un mare pressoché infinito
di scoperte e di emozioni. Siamo condannati all'inutilità di chi pretende di
fotografare la realtà con le percentuali. E allora cocchiamoci i sondaggi.
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