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di Mina
Se per scorgere qualche
bizzarra novità tecnologica si deve rivolgere lo sguardo verso Oriente, ciò
significa che siamo di fronte ad un segno dei tempi che cambiano. Sarà forse
perché la tecnologia, per sopravvivere e imporsi, deve saper coniugare
l'innovazione con la fantasia e con la creatività che ad Occidente
cominciano a scarseggiare? Mah. Sta di fatto che questa volta gli americani
sono stati sorpassati dai cinesi. I quali, in una fase di crescita
esponenziale di un mercato che presenta ancora enormi margini di sviluppo,
hanno pensato di affidare ai cellulari la diffusione della lettura. O della
letteratura.
In 60 capitoli di 70 parole ciascuno potrà arrivare sui 300 milioni di
telefonini cinesi il primo romanzo via sms. L'autore, Qian Fuchang, che
insegna letturatura all'università di Guangdong, si è cimentato nella
stesura di una storia sensuale di un amore clandestino. A detta degli
esperti, si tratta di una vera opera letteraria. Che potremmo equiparare ai
feuilleton di fine '800, che attanagliavano i lettori fino all'uscita della
puntata successiva. In questo caso la differenza sta tutta nel supporto al
testo, che non è più racchiuso nel nobile fruscio delle pagine o nella
granulosità della carta, ma che apparirà dopo l'avviso di un bip bip. I
telelettori avranno dunque bisogno di 60 giorni per conoscere il finale
della torbida vicenda d'amore cinese.
Non oso pensare come se la caverebbero in Cina, se, dopo lo sperato successo
del romanzo telematico, decidessero di passare a qualcosa di più corposo,
dal punto di vista della qualità e della quantità. In quante puntate
occorrerebbe sminuzzare, che so, "Guerra e pace" o l'"Ulisse" di Joyce? A
meno di liofilizzare il tutto e, in un inno alla sintesi, condensare la
grande letteratura riducendo "I Promessi Sposi" a un sms che recita
pressappoco così: "In pieno '600 due giovani lecchesi si amano, ma il loro
matrimonio si complica. Fanno da scenario carestia, guerre, signorotti
arroganti, frati e rapimenti, finché tutto si risolve con le agognate
nozze". Oppure bonsaizzare Shakespeare, che non sappiamo come reagirebbe di
fronte ad un messaggino che ci raccontasse che "nella Verona medievale
l'amore impossibile di due giovani appartenenti a famiglie rivali si
sviluppa tra morti vere e finte, fino alla tragica conclusione che accomuna
nel mortal destino i due amanti sfortunati".
Sia chiaro: in una società utilitaristica, fondata sull'odio per tutto ciò
che non provoca immediata ricchezza e, di conseguenza, per il libro, ben
venga che anche un telefonino sia portatore di letteratura. Ma rimane il
dubbio. Una volta appurato che "il mezzo è il messaggio", si deve
concludere, con McLuhan, che "non è che il contenuto non giochi nessun
ruolo, ma piuttosto che il suo ruolo è di natura subordinata". E così la
tecnica trionfa, ballando sul cadavere della letteratura.
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