|
di Mina
Quando lo Stato diventa ipertrofico, la sua corpulenza giganteggia
minacciosa. Quasi come un epigono dell'ennesimo Alien da cinema di
fantascienza. Il ventre si imbottisce di commi e le enormi braccia,
disegnate sui parametri dei codici penali, tentano di abbracciare i minimi
dettagli della privata esistenza. Gli occhi diventano più torvi e penetrano
in tutti gli ambiti della vita, soprattutto dentro le mura domestiche.
Stava quasi per farcela, l'altro giorno, lo Stato massimo, il Moloch
controlla-persone. In Inghilterra i suoi devoti emissari, sempre nobili
nelle intenzioni e armati di zelo non richiesto, volevano mettere fine al
principio della responsabilità educativa dei genitori, che può arrivare
anche al ricorso a qualche scappellotto nei confronti dei figli. La Camera
dei Lord risuonava di accese discussioni. A chi reclamava l'abolizione del
diritto allo schiaffo, qualcuno rispondeva che non è possibile ficcare il
naso fin dentro le pareti di casa. Uno Stato liberale non può controllare la
pelle di tutti i bambini per individuare gli eventuali lividucci da cui far
scattare rapporti di assistenti sociali e imbastire processi e sentenze
contro i genitori. Da qui la proposta di mantenere il diritto dei genitori
entro i limiti della "punizione ragionevole".
Per tutta risposta, i rappresentanti della Camera si sono cimentati in
disquisizioni, per nulla affatto consone allo spirito pragmatico inglese e
più simili alla "forma mentis" dei legulei filobizantini. Fiumi di parole
per precisare meglio il significato di "ragionevole" relativamente alle
punizioni corporali. Probabilmente la lingua albionica non presenta la
ricchezza sinonimica del bellissimo italiano. In questo caso, forse, è
meglio così. Perché non voglio immaginare con quali argomenti e dettagliate
descrizioni avrebbero saputo individuare le differenze tra un generico
"colpo fisico" e i più complessi ceffoni, schiaffi, percosse, botte,
manrovesci, manate, scapaccioni, scappellotti, sventole, sberle, cazzotti,
bacchettate, sculacciate, ovviamente con tutte le gradazioni offerte dagli
aggettivi che esprimono minore o maggiore intensità. Alla fine hanno deciso
di rendere più severa l'interpretazione dell'attuale definizione di
"punizione ragionevole". Purtroppo non so intuire che cosa ciò significhi in
concreto.
Meglio lasciar perdere, signori Lords. E fidarsi di più dei genitori, della
loro capacità educativa e del sacrosanto rispetto che, di solito, sanno
esercitare nei confronti dei loro figli. Un'evoluzione in tal senso sembra
già in atto. Anche nelle scuole si preferisce ormai un castigo che abbia lo
scopo di far comprendere al ragazzo in che cosa ha sbagliato. Se qualcuno
danneggia gravemente un banco, ad esempio, lo si fa stare a scuola al
pomeriggio per ridipingere un'aula o per pulire i corridoi.
E poi, per fortuna, abbiamo la parola, la capacità di spiegare e di
convincere. La parola, che è madre del pensiero e balsamo per le anime
ancora piccole.
|
|