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di Mina
È esistito. Le prove della sua vita ci sono e sono reali. Poi è morto, altro
segno inequivocabile di precedente vita, ma nessuno se ne è accorto. Né
reclamato, né ricordato, né ammesso. Uno scheletro ritrovato dentro un
pigiama, in una vecchia casa di legno nella periferia di Tokyo. Accanto a
lui i giornali di un ultimo giorno di vent'anni fa. Un giorno senza seguito.
Gli operai arrivati per abbattere la casa e far posto a un nuovo condominio
fanno parte della scena e del retroscena, tanto disumani quanto orribilmente
perfetti. La quintessenza del non dolore. La morte derisa e sminuita,
lasciata senza lo scontato effetto del pianto. Nessuno ha sentito neppure
l'odore della putrefazione. La morte battuta incontestabilmente. L'assenza
definitiva non considerata né dai due figli né dai colleghi di lavoro.
Per quel lettore di giornali morto e per i suoi venti anni di morte avrei
due possibili ipotesi. Una favorevole, comprensiva, compassionevole. Forse
ha scelto di essere nascosto agli occhi del mondo, ha eretto una barriera
per difendere il proprio isolamento, si è fatto volontariamente inutile e
non incisivo, solitario per scelta, pigro, quasi immobile, con la volontà di
non essere citato per nessuna ragione, né da vivo né da morto. E in fondo al
cuore uno sconfinato amore da dedicare solo a pochi e un desiderio eroico di
evitare loro la pena del distacco. Immagino abbia escogitato finti ritiri,
disorganizzati allontanamenti, penose disaffezioni fino al sacrificio
sublime dello stare morto tra i vivi. Vittorioso nell'impresa di non potere
suscitare rimpianto, ha deciso di farsi talmente invisibile e silenzioso che
le uniche parole da lui pronunciate si sono perse nel vento. Infagottato e
rimpicciolito, come un piccolo personaggio di un racconto qualsiasi della
letteratura mitteleuropea. Risucchiato dal liquido amniotico che lo ha fatto
ritornare ad essere come uno non ancora nato. Morto, prima ancora che la
morte ne certificasse la scomparsa.
L'altro scenario possibile, non so se più probabile, è quello che mi e gli
auguro abbia costituito la vera storia. Un uomo maledetto, insopportabile,
odiato e reietto per giusta causa. Tanto antipatico da non avere amici.
Colpevole di quasi ogni peccato accessibile all'uomo. Tanto turpe, tanto
malvagio da assassinare l'amore dei figli. Lucifero aveva reclamato la sua
non-vita, aveva smaterializzato il suo cuore, rendendolo un fuoco di odio.
Gli occhi erano vuoti, le orbite solo un ricettacolo di nefandezza. Morto
all'amore, al punto che la morte, arrivata accanto al suo letto, non ha
potuto far altro che riconoscere che la vita si era già spenta e allontanata
dal suo cuore di ghiaccio.
Ma esiste un uomo così? È esistito. Forse. E finalmente per chiunque, con
grandi e pubblici sospiri di soddisfazione, ora è inesistente.
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