Mina

214. Proposta choc dagli USA:

IL PREZZO DELL’UOMO
 

 

di Mina



Tutto e tutti hanno un prezzo. Anche la convinzione, anche un’idea. Pezzi di cadaveri, pezzi di viventi costano. È inutile tentare di escludere dal mercato l’inevitabile, così come il morire o il sopravvivere. In questo caso, la quantificazione è, semmai, un po’ più difficile, trattandosi di merce insolita. La vita, il corpo umano, la menomazione, la cura della malattia.

La storia ci avverte che la mercificazione dell’uomo non è una novità. Prostituzione, schiavitù, la stessa disparità socio-economica ne sono esempî. Ma questa volta il rito obbligatorio della prezzatura riguarda organi da trapiantare. Qualcuno, affetto da disfunzione irreversibile di una parte del suo corpo, deve avere i soldi per farselo sostituire. Qualcuno, vivo e sano, “ricco” possidente di un sovrappiù di fegato, rene, polmone e altre frattaglie, vuole i soldi per cederlo. Qualcuno, in tragica ambascia per la morte di un parente, vuole un risarcimento economico al dolore per cedere parti del caro estinto. Mediatori del negozio, siano essi medici o chirurghi o organizzatori, vogliono i soldi per compiere i trasferimenti.

L’American Medical Association afferma che una tale impostazione possa incentivare le donazioni, ormai trasformate in vendita, per poi aumentare l’attività trapiantologica e possa anche limitare un mercato clandestino, già dilagante, peraltro più immorale e meno sicuro. Di fronte alle proteste, i medici hanno cambiato le parole, pensando che parlare di “rimborso spese” potesse rendere il tutto più accettabile.

Quando vedo mettersi in moto l’efficientismo soluzionistico delle grandi macchine di potere, mi insospettisco e mi torna quel lieve senso di nausea. Risolvere dubbi etici, facendo elenchi della spesa di detersivi e di merendine, è un giochetto che tende a tradire l’intelligenza e a scavalcare il diritto alla comprensione. Nella logica del pretendere e dell’offrire soldi, soprattutto in campo medico, non può risiedere la giusta e motivata soluzione. Quando nel campo della distribuzione della salute o della cura delle malattie intervengono fattori economici è troppo dolorosamente probabile la disuguaglianza. Con la legittimazione della vendita e la conseguente mercificazione del corpo, sarebbero ancora una volta i ricchi a guadagnarci. E i poveri a subire.

Rassegniamoci. La donazione come atto gratuito che parte dal senso di solidarietà e di condivisione si piega alla logica del mercato, secondo l’idea di una persona intesa come macchina da cui smontare i pezzi di ricambio.

Nel dialetto cremonese, che spesso mi viene in aiuto, c’è una meravigliosa locuzione di volgarità ... un consiglio ... un suggerimento pari al suo potere di offesa: “va a fitàa l’orghen”. Mi sembra un canto celestiale in confronto all’espressione “vendere gli organi”, spacciata come elegante e geniale soluzione al problema dei trapianti.
 

 

Secondo me: «214. Proposta choc dagli USA: IL PREZZO DELL’UOMO» - di Mina, La Stampa, 22 maggio 2004
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