Mina

213. Pericolo per gli adulti:

STACCHIAMO LA TIVÙ DALLA NOSTRA VITA
 

 

di Mina



Sorridenti signore sedute in salotto. Per ore. Un tè, qualche biscottino per ingannare l’attesa. Molto spesso non accadeva niente. Qualche rara volta l’enorme scatolone di legno o finto legno, non so, si illuminava, appariva un simbolo fermo come la foto di un sasso. Le signore avevano come un frisson: “Forse comincia”. Non cominciava.

Il giorno dopo la stessa scenetta. Io passavo veloce come una schioppettata, dovevo andare a scuola, ma facevo in tempo a fotografare la scena. Mia madre, la signora Cabrini, la signora Pigoli e la signora Bianchi, molto chic nei loro tailleurini da pomeriggio, con una tazza in mano o con un’infinita sigaretta. Finalmente, un bel pomeriggio, lo scatolone parlò. Si trattava di programmi sperimentali e, ovviamente, arrivavano senza preavviso, anche a distanza di giorni uno dall’altro. Ma questo non poteva fiaccare le giovani amiche della mia giovane madre che si rendevano conto di stare per assistere ad un evento fenomenale. Tornando a casa, una volta mi aggregai anch’io alla compagnia. Giusto il tempo, un lampo, per capire che quella roba lì non m’interessava proprio. Non ne sentivo la necessità. Mi sembrava tempo perso con tutto quello di meraviglioso che avevo da fare a quell’età.

Cinquant’anni dopo, in un paesino toscano, sperimentano su 74 bambini dai 6 ai 12 anni l’assenza totale di Tv, videogiochi e computer. Il test, organizzato dall’Università di Firenze, durerà una settimana e ha lo scopo di verificare gli effetti della disintossicazione da tubo catodico in un’età importante per lo sviluppo psichico. A casa mia si dice: “Voia de paan grataat”. Ma tant’è. Ovviamente, nell’epoca del dispotismo mediatico, a riprendere i bimbi che giocano al pallone invece di ciucciarsi i cartoons, ci sono già decine di telecamere.

Cinquant’anni. Che cosa è successo nel frattempo? La televisione ha divorato altre forme di espressione. Miniaturizzando il tempio del cinema e del teatro, ingigantendo dei nessuno e un po’ di niente con progressiva e ingiustificata diffusione, ha millantato l’unicità della verità e della testimonianza di essa. Abbiamo così assistito a sequenze di revival senza vaglio storico, senza il tempo di capire, senza giustificazione estetica. Il culmine del potere giunto con l’autoreferenzialismo e con la finta libertà in una finta pluralità. Credo, dunque, che il pericolo pesante sia per gli adulti, i giovani adulti, perché quelli della mia età e oltre non hanno troppi problemi di interpretazione.

E se invece di spegnerla, la sradicassimo dalla nostra vita? Hai voglia di sentire musica, classica, rock, quella che vuoi? Alzi il culo, vai a comprare il biglietto e te la vai a godere dal vivo. E così per il teatro, per le mostre, per il calcio. Col benefico effetto, in questi tempi, di risparmiarci l’orrore che ci sbattono in faccia a tutte le ore.
 

 

Secondo me: «213. Pericolo per gli adulti: STACCHIAMO LA TIVÙ DALLA NOSTRA VITA» - di Mina, La Stampa, 15 maggio 2004
Click qui per tornare indietro