Mina

209. Fantasia della scienza:

LA TOPOLINA SENZA MASCHIO

 

di Mina



Ecco la solita irrefrenabile piegolina delle labbra che non riesco a trattenere e mi si trasforma involontariamente nel sorrisino che ormai mi conosco. All’ennesima notizia di scoperta o di invenzione bio-tecno-fanta-epocal-apocalittica non resisto e affiora in me quel po’ di “troglo” di cui non mi vergogno.

Questa volta si tratta della topolina Kaguya, la prima topolina nata senza il decisivo apporto spermatico del papà topo. Trattandosi di un caso, unico tra i mammiferi, di partenogenesi, la piccola Kaguya riconosce come padre il fantasmagorico scienziato Tomohiro Kono che, con la sua équipe giapponese, l’ha fatta nascere usando soltanto la cellula riproduttrice femminile non fecondata. La topolina Kaguya ha così preso tutto il suo bagaglio genetico dalla mamma topa. E il ratto che eventualmente la corteggiava, con tutti i suoi spermatozoi in fibrillazione, è diventato tristemente superfluo, visto che ormai la scienza è riuscita a far breccia sui meccanismi biologici evoluti che, per motivi ancora in parte misteriosi, impediscono alla maggior parte delle specie di procreare senza maschio.

Appena apparsa la notizia su “Nature”, l’esperimento scientifico, dai contorni e dai contenuti veramente complessi, passa al vaglio della più disordinata volgarizzazione e suscita la macedonia di ipotesi ignoranti a proposito degli effetti della applicazione della novità.

Per fortuna mi si scatena la voglia di scherzare e mi capita la possibilità di valutare lo scenario di un mondo fatto di topi femmina, che comunque preferisco non vedere, inseguite da gatte che, indipendentemente dal sesso, non saprebbero disneyanamente familiarizzare con cagnoline e cagnolone. Innanzitutto ci sarebbe da valutare l’inevitabile variazione lessicale, dovuta all’eliminazione del “ratto”, con l’annullamento dell’ambiguità semantica tra ratto-topo e ratto-rapimento, e a tutto vantaggio dello sdoganamento definitivo dell’inelegantissimo “topa”. Similmente andrebbe per gli attuali “cagna” e “maiala”, dispregiativi quanto mai. E poi mucche, solo mucche e non più pii buoi per riempire poesie carducciane e cartoline di montagna. E, al massimo, la sospensione delle corride, soltanto per mancanza di tori, visto che le donne torero ci sono. E non potremo più giocare a scacchi, se non inventando una scacchiera con due regine e due cavalle per parte. E non più stalloni ritiratisi dalle corse, come Varenne, usati solo per ingravidare puledre e per perpetuare le vittorie. E forse capiremmo anche perché Goethe, dopo aver coniato l’espressione “eterno femminino”, non ci abbia deliziato con l’analogo “eterno mascolino”.

E poi, e poi. E poi ci sarebbe quel piccolo dettaglio ... cui non vorremmo rinunciare e che, alla fine, rimane una delle poche “divertenze” insostituibili offerte dal maschio della nostra specie.
 

 

Secondo me: «209. Fantasia della scienza: LA TOPOLINA SENZA MASCHIO» - di Mina, La Stampa, Domenica 25 Aprile 2004
Click qui per tornare indietro