Mina

202. Gli 80 anni di Brando:

AUGURI, MARLON INVENTORE DEL CINEMA
 

 

di Mina



Alcuni anni fa, annunciando il suo ritiro dalle scene, Alain Delon dichiarò che l’unica cosa che avrebbe potuto fargli cambiare idea e farlo tornare sul set sarebbe stato un film con Marlon Brando di cui, e questo mi fa pensare che sia bello lucido, è un grande ammiratore. In quel caso sarebbe stato felice di fare la parte di un cameriere che porta un vassoio a Brando, dicendo soltanto: “Il signore è servito”. Questo fa onore a Delon, perché in tal modo riconosce che esistono delle severe graduatorie di valore e dei punti di riferimento assolutamente certi nel firmamento delle stelle del cinema.

I compleanni sono una sciagura per i divi. Li strappano dall’empireo dell’eternità e li costringono a rientrare nella prosastica dimensione del tempo. Una cifra, una data, un’età sono una casella nella scala della cronologia, che riporta sulla terra chi, per natura, è invece distante, inaccessibile, intatto, inamovibile nella nostra scala di immagini definitive e indimenticabili. E poi, questi maledetti compleanni costringono tutti a pronunciarsi, a ricordare, a valutare, a snocciolare le sequele dei “io mi ricordo che quella volta ...”, come a voler dichiarare di essere entrati in una dimensione di luce più fulgida, per il semplice fatto di esser venuti a contatto, anche solo per cinque minuti, con il divo.

Dai suoi eremi, dal chiuso della sua vita ormai ritirata, Brando non sarà neanche sfiorato dalla caterva di parole che da giorni stanno tracimando dalle pagine dei giornali per i suoi 80 anni. E il fatto che non leggerà neppure queste mie inutili parole è un motivo in più per esprimergli tutta la mia ammirazione. Ma se Marlon dovesse solo essere raggiunto dall’eco di tutte le celebrazioni, molte delle quali sembrano un panegirico alla memoria di un defunto, mi auguro che possa ripetere ciò che disse in occasione dello scandalo scoppiato all’uscita di “Ultimo tango a Parigi”: “Non intendo spalmare il burro della mia vita sul pane ammuffito di quei giornalacci”.

Un attore richiede silenzio. Lo si deve guardare, preferibilmente mentre si è al buio, si devono studiare a memoria le sue frasi, ma soprattutto i modi, poco importa che si tratti di un appoggiarsi a una moto, di rialzare il bavero di un cappotto di cammello, di salire le scale o di tenere un sigaro tra le dita. Vale lo stesso per un cantante, per un direttore d’orchestra, per chi sa parlare solo attraverso l’arte.

So di arrivare ultima in questa catena di celebrazione per Brando. E ne sono lieta, perché così mi è stato evitato il compito di sciorinarne la biografia, l’elenco dei film, le stranezze, gli amori veri o attribuiti. Arrivare ultima consente di avere l’ultima parola. Per dire solo che lui ha inventato il cinema. E che “se dell’eterne idee / l’una sei tu, ... di qua dove son gli anni infausti e brevi, / questo d’ignoto amante inno ricevi”.
 

 

Secondo me: «202. Gli 80 anni di Brando: AUGURI, MARLON INVENTORE DEL CINEMA» - di Mina, La Stampa, Domenica 4 Aprile 2004
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