Mina

201. Il calo della popolazione:

IL MAPPAMONDO DELLE CULLE VUOTE

 

 

di Mina



Ti ricordi? C’erano i mappamondi di metallo che, schiacciati ai poli, ruotavano su supporti incerti. Il divertimento era quello di farli girare all’impazzata. Il mappamondo cadeva, si staccava il suo aggancio a pressione a livello dell’equatore e si divideva in due emisfere. La terra di oggi è come quel mappamondo: con una spaccatura equatoriale insanabile, sopra e sotto la quale, a parte poche continentali eccezioni, diverse velocità di sviluppo condizionano la biologia e il futuro dei popoli. Nell’emisfero boreale, quello sopra per intenderci, pare ci siano e ci saranno meno bambini e più anziani. Così ci dice il rapporto dell’Ufficio Americano del Censimento. Siamo circa 6,2 miliardi. La popolazione mondiale è cresciuta soltanto dell’1,2 per cento nel 2002 ed ha raggiunto i 6,2 miliardi con un aumento di 74 milioni rispetto all’anno precedente. Il tasso di natalità è in continuo calo: 2,6 nel 2002 contro 3,3 nel 1990, non lontano cioè da quel 2,1 che rappresenta una crescita pari a zero.

Quindi meno schiamazzi, meno fantasia, meno novità, meno sincerità. I vecchietti, davanti al camino, racconteranno la loro saggezza ad altri saggi ed esperti. E verrà una noia mortale ai raccontatori e agli ascoltatori. E purtroppo saranno intercambiabili, perché l’unicità risiede soltanto nella speranza, nel sogno, nella voglia di chi impara. Nell’emisfero australe, nelle aree del sottosviluppo, della povertà ci saranno, invece, sempre molti o anche troppi bambini, a nessuno dei quali verrà concessa una aspettativa di vita sufficiente per aver voglia di schiamazzare, avere sogni o speranze negli occhi e, tanto meno, la possibilità di imparare. In uno scenario così incoerente, cosa dire a chi consapevolmente sceglie di non avere figli proprio là dove sarebbe più possibile, più fisiologico? L’elenco delle ragioni di una simile scelta comprende contingenze culturali e sociali più o meno eticamente giustificabili. L’incertezza della prospettiva, la nebbia sulle finalità impediscono la chiarezza nella responsabilità. Aver paura di consegnare una eredità di debiti, di storture, di difficoltà, di dolore a un figlio per cui desidereremmo soltanto felicità, diventa il punto centrale nella scelta di amore. Anche peregrinando tra le saggezze dei vecchi è difficile trovare la chiave della certezza. L’innaturalità di una mezza umanità che si spegne nell’allungamento della vita e di quell’altra mezza che si spegne senza neppure aver compreso la vita, fa del mondo una mostruosità evitabile.

Come incoscienti abbiamo maltrattato quel mappamondo di metallo. Le mani ci si impigliano nel tentativo di aggiustarlo. Eppure sembrerebbe così semplice. Basterebbe, come primo provvedimento, smetterla di deridere, accusando di demagogia o di inconsistenza utopistica chi parla dei diritti e dei doveri dell’uomo.
 

 

Secondo me: «201. Il calo della popolazione: IL MAPPAMONDO DELLE CULLE VUOTE» - di Mina, La Stampa, Sabato 27 Marzo 2004
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