|
di Mina
Ha lasciato i suoi colleghi a parlare d’amore, come se l’argomento non lo
avesse mai riguardato. Ha ottenuto il permesso di uscire un po’ prima
dall’ufficio e si sta dirigendo, di buon passo, verso quella strada che non
fa parte del suo panorama quotidiano. Là c’è quel negozio di libri con quel
buon profumo, quel negozio che ti fa sentire un privilegiato, quando ci
metti piede. Si deve allontanare dalle sue solite vie e intanto pensa che la
sua storia d’amore potrebbe finire in un bel libro. Quando prenderà corpo,
naturalmente. Ma ci sono tutti gli elementi per essere un grande libro
d’amore.
Lei, Fiamma, che lui ama come se fosse un temperato, accudito malanno. Lei
con quell’aria docile e quelle carni chiare, rosa e azzurrine come un
disegno dell’asilo, con quello sguardo molle che lui ruba ogni volta che la
incrocia e che gli mette uno spasimo che non ha saputo ancora riconoscere,
lei che potrebbe volare sopra la sua testa. Oh, lui ne è certo, una
fanciulla così deve avere qualche attitudine straordinaria.
Si sistema la cravatta e entra riconoscendo il suono dei campanellini posti
sulla porta. “Potrei avere un libro di poesie d’amore?”. Trattiene il
sorriso fin fuori dalla bottega, col pacchetto stretto tra le mani e il
petto, come a volergli trasfondere tutte le parole d’amore che non riuscirà
mai a pronunciare. Ha sul viso un’espressione educatamente decisa,
garbatamente audace, civilmente coraggiosa. Sì, quest’anno non lo lascerà
nella cassetta della posta, glielo darà personalmente. Sì, la avvicinerà, la
fermerà e metterà il libro nelle sue mani.
Solo l’idea del contatto fisico gli fa rallentare il passo e aumentare il
respiro, ma fa ancora un po’ di strada con quel pensiero ardito.
Esce quasi correndo dalla casa di Fiamma dove ha lasciato il suo regalo di
San Valentino nella cassetta delle lettere. “Quest’anno è andata così, ma il
prossimo ...” Sorride ancora, il ragionier Giustini, guarda in alto. C’è una
nuvola lunga che sembra una coltellata, la luna spinge per uscire, il freddo
gli è sempre piaciuto, fa un respirone, un altro, “mamma mia, che
avventura”, la sua mente è in pace, per fortuna è ritornato al suo abituale
stato di calma.
Sale un groppo nello stomaco, in gola che gli fa dire “Buon San Valentino,
Fiamma!” e, spaventato dal suono della sua stessa voce, allunga il passo
verso casa. Gli è più congeniale ascoltare, nel consueto e amato silenzio,
il suo pensiero, dove la realtà cede il passo all’essenziale che sta nel
cuore. E la sola idea di aver voluto, lui in persona, deporre nelle mani di
Fiamma il libro, lo atterrisce e lo esalta ancora. Il biglietto di dedica
l’ha scritto e riscritto per dieci giorni. Ma non importa se, alla fine,
rimarrà sull’angolo più in vista della sua credenza. L’amore non chiede di
essere detto.
Buon San Valentino, ragionier Giustini!
|
|