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di Mina
Si è voluto aggiungere alle
milioni di voci che da tutto il mondo, da tempo, chiedono con forza che si
faccia qualcosa per il problema del costo delle medicine contro
l’Aids. Sacrosanta decisione, sacrosanta autorevole sollecitazione,
sacrosanta preghiera che, temo, non sortirà nessun effetto, neppure questa
volta che è il Papa a chiedere.
I soldi sono meglio della morte, anzi della vita di milioni di persone che
non hanno neppure da mangiare, e che figuriamoci se hanno la possibilità di
comprarsi delle carissime medicine per cercare di non morire, di non
lasciare i figli senza niente e nessuno. Con un cocktail di farmaci
antiretrovirali del costo di 10-12 mila dollari all’anno si possono ottenere
importanti risultati nella cura del morbo. Ma stiamo parlando di cure che
sono del tutto fuori portata per chi vive, o per lo meno cerca di non
morire, in paesi dove il reddito medio pro capite è inferiore ai 1000
dollari all’anno.
Ma in Occidente sibila un indifferente “chissenefrega”. I soldi sono meglio.
I soldi che lavano le coscienze di quei povericristi, che Dio li perdoni,
che non prendono neppure in considerazione la possibilità di dare, almeno
all’Africa, le medicine salvavita a prezzi meno elevati.
E poi siamo maestri nella costruzione dei meccanismi per il lavaggio delle
coscienze. Basta snocciolare una bella serie di “distinguo”.
E allora avanti ... il problema è più ampio della semplice disponibilità dei
farmaci ... bisogna cambiare la cultura e la mentalità in un’Africa che
diffonde l’Aids con la pratica della poligamia ... bisogna premere sui
governi perché attuino politiche di prevenzione ... gli africani non sono
capaci di applicare perfettamente le terapie che, tra l’altro, devono essere
personalizzate ... addirittura vendono i farmaci al mercato nero, non appena
stanno un po’ meglio.
E così, di “distinguo” in “distinguo”, si va tutti insieme, dritti filati,
verso il baratro. A meno che, me lo si lasci dire, in tutta questa
riluttanza ad intervenire drasticamente in favore dei paesi poveri che
sprofondano nella morte, non giochi la convinzione non detta che la vita di
un africano non valga la pena di essere aiutata ad uscire dalla tragedia.
E allora, di fronte ad un massacro, perché di massacro si tratta, per
fermare la strage che sta mietendo milioni di vittime, è necessario
ricorrere a quasiasi mezzo. È una guerra, Santità. E spesso nelle guerre si
è costretti a usare delle armi considerate improprie. È una guerra e il
preservativo potrebbe essere un inizio di soluzione. Capisco tutto, capisco
la posizione della Chiesa in relazione a questo strumento, ma è una guerra,
Santità. E Gesù stesso sta guardando giù e aspetta che l’uomo dia un segno
della “immagine e somiglianza” con suo Padre.
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