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di Mina
Ci vorrà pure una canzoncina, a mo’ di jingle, per la probabilissima
campagna pubblicitaria della “macchina dei sogni d’oro”, l’ultimo
marchingegno pensato dai giapponesi. Troppo scontato mostrare il bianco e
nero del filmato di Martin Luther King che, con sguardo trasognato, urla “I
have a dream” e poi far vedere che i suoi sogni si sono avverati. Troppo
scontato e, in fondo, abbastanza falso, visto che le conquiste vagheggiate
dal reverendo King restano in massima parte irrealizzate in molti paesi del
mondo. Forse sarebbe meglio ricorrere a uno spot con Modugno, in sottofondo,
che canta “Penso che un sogno così non ritorni mai più; mi dipingevo le mani
e la faccia di blu, poi d’improvviso venivo dal vento rapito e cominciavo a
volare nel cielo infinito”. E poi, con una rapida dissolvenza, suggerire che
l’ingegnosa macchinetta ha fatto diventare realtà l’improbabile volo bluette.
Ovvio che si tratti di un’esagerazione pubblicitaria. In realtà, la
macchina, dal costo contenuto di 110 euro, permette di programmare i sogni e
di aiutare ad immaginarli come se fossero scritti da un grande
sceneggiatore, illuminati da un grande datore di luci, accompagnati da una
grande colonna sonora e olfattiva, e soprattutto con la supervisione di un
grande regista che dirige grandi attori.
Non sto a raccontarvi come funziona il marchingegno onirico. Ne potremo
riparlare dopo che l’avrò provato, superando un naturale sospetto verso
tutte le diavolerie, soprattutto di provenienza nipponica. Sì, perché avrei
un piccolo infinito elenco di cose che vorrei sognare. Evitando di affidare
alla casualità le immagini che di notte s’affacciano alla mente ed evaporano
al mattino, mi piacerebbe sognare di scavalcare il limite del tempo, per
vedermi a fianco di Leonardo, come una semplice aiutante delle sue
creazioni. Fare l’accordatrice del clavicembalo di Bach. Vedere le facce di
Adamo ed Eva con tutta la delusione dipinta sul loro volto per non aver
potuto godere del paradiso terrestre. Diventare una mosca per vedere Puccini
mentre prova la Butterfly. Trasformarmi in una goccia di sangue per
addentrarmi nei sentieri mentali di Picasso che dipinge “Les demoiselles d’Avignon”
o nei meandri tortuosi di un Biscardi qualsiasi per vedere che cosa succede
mentre processa il calcio e massacra il lessico.
“La luna ed i grilli normalmente mi tengono sveglia, mentre io voglio
dormire e sognare”. Un motivo in più per provare la macchinetta giapponese.
Ma c’è un dato che l’invenzione non può garantirmi. Posso anche volare nel
tempo e nello spazio con la beatitudine dei sogni a comando. Ma
il vero problema è il
risveglio. Percorrere
l’infinità delle immagini benedette può essere solo una bella illusione.
L’unica possibilità di
permanenza è che al mattino ci sia qualcuno a cui partecipare il mio
viaggio. “A chi racconterò tutti i sogni miei?”.
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