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di Mina
Il ragionier Giustini è quasi pronto. Sta preparando dei biscotti uguali
uguali a quelli che faceva sua nonna. Quando da piccolo viveva in campagna.
E cucinandoli, gli tornano in mente i pomeriggi infiniti, passati a correre
nei campi e le sere sull’aia a guardare il colore del cielo che diventava
rosso, ma così rosso che persino il viso di quella ragazzina, la Teresina,
sembrava infuocato. E lui, muto e un poco in disparte, già sognava come uno
grande, come un adulto che sotto sotto sa che i sogni non si avverano. E la
precoce rassegnazione gli dipingeva sul volto quel calmo sorriso che, lungo
gli anni, è rimasto intatto sul suo viso di ragazzo invecchiato a sua stessa
insaputa.
È felice. Le feste gli piacciono tanto. Anche se questa qui non l'ha capita
tanto bene. Allovin, Hallowin, Halloween ... come si dice? Non importa.
Bisognerà dare ai bambini che suoneranno alla sua porta dei dolcetti,
altrimenti dovrà subire uno scherzetto. Questo lo sa.
Il profumo dei biscotti si allarga in tutta la casina. Sono pronti.
Sorridendo li dispone su un bel piatto, quello che gli hanno regalato quando
è andato in gita aziendale fino a Capri. Si vedono delle conchiglie, il
mare, due barchette a vela e, scritto in bianco con una grafia infantile,
“ricordo di Capri”. Lui lo trova bellissimo, lo tiene con grande cura e lo
tira fuori solo nelle grandi occasioni. Come questa.
Si siede sulla poltrona con il poggiatesta bianco fatto all’uncinetto e
aspetta. Aspetta. Ogni tanto sente delle vocine smorzate ridacchiare. Si
alza. No, non vengono da lui. Aspetta. Come quando, il giovedì, in campagna
non vedeva l’ora che venisse l’omino del gelato che si spingeva fino alla
loro casa. Col suo baracchino a forma di piccola nave, con le ruote di
bicicletta arrivava sotto un sole che faceva sembrare il gelato un miracolo.
“Me ne dia uno da venticinque lire, grazie. Di crema e cioccolato”. E
scappava via, a gustarselo in un angolino fresco, tra la stalla e il
fienile, piano piano. Che il suo sapore illudesse la sua sete il più a lungo
possibile. Quel gusto non l’aveva più sentito. Sapeva che era il sapore
della memoria.
Aspetta. Guarda il piatto di biscotti. Il rumore dei bambini, fuori in
strada, addirittura si allontana. I bambini non andranno da lui che è troppo
all’antica e non sa come si pronunci e cosa voglia dire Halloween. Non
pretenderanno i suoi biscotti, non gli faranno scherzi, non sapranno neppure
che il ragionier Giustini esiste. D’altra parte lui è abituato e vive con
l’espressione stupita e serena che la sensazione di inesistenza gli
conferisce.
Farà un pacchettino con dentro i biscottini e lo porterà sul davanzale di
Fiamma, un nome pronunciato solo con l’anima, un amore mai svelato.
Per nessuno il ragionier Giustini esiste, ma è capace, in silenzio, di fare
regali quasi a rappresentare una festa.
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