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di Mina
Devo prendere un sonnifero. Sì, perché questa è una di quelle notizie che
non mi fanno dormire. Il “Financial Times” scrive che la forte domanda di
pornografia on line fornisce l’opportunità di grossi guadagni per gli
operatori di telefonia mobile. Infatti gli utenti del porno passano molto
tempo a cercare su Internet, coi telefonini wap, siti che soddisfino le loro
voglie e per i quali sono disposti anche a pagare. Si parla di cifre
dell’ordine dei 3 miliardi di dollari. Ray Anderson, amministratore di
un’agenzia che sviluppa tecnologia per l’accesso ad Internet tramite
cellulare, ci informa che le parole più cercate, anche dai wap, sono “sex,
adult, porn e gay”. E, non contento di darci notizie imperdibili, rivela al
FT che un ragazzo ha recentemente speso 128 sterline in un solo giorno, per
scaricare foto e video porno. “E chi se ne frega” lui non l’ha detto, ma lo
aggiungo io. O meglio: ecchissenefrega.
Non c’è pace tra i guanciali. Cerco di riprender sonno, ma un’altra notizia
mi impedisce di abbandonarmi a Morfeo. Uno studio condotto presso 100
responsabili dei più importanti centri di sviluppo fotografico ha rilevato
che cosa immortalano con l’obiettivo gli italiani in vacanza. Pare che siano
in calo foto di paesaggi al tramonto, monumenti e serate tra amici e
parenti. Aumentano a dismisura pose trasgressive e ammiccanti, foto di donne
con tanga inesistenti e di uomini in atteggiamento macho-seduttivo. I
tecnici delle stampe si ritrovano tra le mani rullini pieni di aspiranti
modelle da calendario al limite del grottesco e di ragionieri con pose
improbabili da “vorrei ma non posso”. L’unico dato interessante è l’aumento
delle richieste un po’ particolari, come quella di eliminare, con le magie
della tecnica, i rotoli di ciccia non smaltiti o di ingigantire certi organi
solitamente non esposti al sole.
Dopo un rapido sorriso, mi rifugio in un altro sbadigliante “ecchissenefrega”,
che forse, vuoi vedere, è meglio di qualsiasi sonnifero. Ma poi torno col
pensiero a queste bordate, che sono l’ennesimo segno del voyeurismo e
dell’esibizionismo imperanti. E mi soccorrono le analisi profetiche di
alcuni geni del recente passato. Orwell, nel suo “1984”
(scritto nel 1948 su un’isola della Scozia abitata da appena 25 persone),
parlava di un futuro controllo sulle masse che sarebbe avvenuto attraverso
lo sport e la pornografia. Andy Warhol aveva pronosticato che a breve
saremmo stati tutti membri di un futuro in cui “ognuno di noi sarà famoso
per 15 minuti”, magari anche grazie a degli autoscatti che immortalano il
nostro desiderio di essere ciò che non siamo. E soprattutto Pasolini,
sempre lui, aveva intuito che la logica della mercificazione di tutto
sarebbe arrivata assai presto a rendere merce anche i corpi. La qual cosa
non accade solo con le immagini porno che arrivano via Internet, ma, in modo
più soft, tramite le esposizioni statuarie di bellezze italiche, sullo stile
delle fiere paesane d’una volta, dove si portavano le mucche ingrassate, con
tanto di campanaccio e coccarda al collo.
Tutto vero, dunque. Tutto si è avverato. Una libertà estesa, estenuata anche
dai mezzi della tecnologia, ci ha portato a usare i corpi altrui come
oggetti e a diventare noi stessi oggetti da mostrare agli altri.
E mentre cerco di dormire, sento che aumenta la voglia di farmi eremita.
Eremita del pensiero, lontana dal villaggio globale della stupidezza.
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