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di Mina
Ma è così semplice. Salta agli occhi. Se uno psichiatra ammazza un suo
collega, non si mettono al bando tutti gli iscritti all’albo dei medici. Se
mai sarà il responsabile, e lui solo, a subire le misure previste, dal
processo alla detenzione. Innalzare sacri roghi per bruciare intere
categorie è una forma semplificatoria, tipica di quel malcostume chiamato
generalizzazione. Una macchina travolge due passanti: vietiamo la
circolazione. Un pezzo di carne è a rischio a causa di un morbo: macelliamo
tutti i bovini e diventiamo vegetariani. In Cina si propaga una polmonite
ignota: boicottiamo tutti i ristoranti cinesi.
Chi guarda alle cose nella loro singolarità, nella commovente unicità dei
loro particolari, non può cascare nel tranello della generalizzazione che,
tra l’altro, è la caratteristica sottesa al concetto di “legge”, che viaggia
per categorie, per assunti complessivi, per definizioni. Diceva
Chesterton: “Dio sa contare solo fino a uno”. Invece il suo
surrogato moderno, lo Stato, ragiona solo per numeri complessivi. E sulla
stessa linea lo segue l’informazione che adora scambiare la realtà con la
statistica e i sondaggi.
È così che in questi giorni tutti gli anziani, soffocati dall’afa, chiamano
il 118 e tutti i pitbull sono diventati dei mostri cattivi. Vero o
verosimile, così come è vero che a luglio i prezzi di tutti i generi
alimentari sono aumentati e come è altrettanto vero che tutte le mamme sono
buone. Verosimile o falsosimile. Il che, in epoca di relativismo dominante,
è la stessa cosa.
Che i pitbull siano tutti cani da aggressione lo ripetono ossessivamente tv
e giornali. Quali sarebbero “i cani violenti”? Sembra di intendere quelli
appartenenti ad una determinata razza che, guarda caso, è la stessa a cui
appartiene il cane che si aggira per la mia casa e che si mette a giocare
con bambini mai visti prima. Che diventa triste se il suo padrone, anzi,
sarebbe meglio dire il suo compagno, si allontana da casa senza di lui. Che
lo aspetta quasi senza respirare e torna a sorridere quando sente che sta
aprendo la porta di casa.
Strano o ovvio che sia, come per gli uomini anche per i cani vale lo stesso
principio di educazione. Nessun cane, come nessun uomo, è pericoloso per
natura. Criminoso può essere il suo comportamento a seguito dell’educazione
ricevuta. La censura del male, col rischio di accomunare diavolo e
acquasanta, è sempre una fuorviante scorciatoia per risolvere i problemi.
L’educazione e la formazione sono sempre le strade più faticose, ma più
affascinanti, per cambiare la realtà.
I due pitbull che hanno aggredito la donna padovana, ora per fortuna fuori
pericolo, sono stati cresciuti in un macello di suini e i loro padroni,
dimostrando lo stesso non amore con cui li hanno allevati, hanno dichiarato
di non volerli più vedere e di essere favorevoli alla loro esecuzione. A
Firenze un turista americano si è visto sguinzagliare contro un mastino
napoletano, usato come arma da un ragazzo irritato per il fatto che
l’americano gli aveva negato l’elemosina. Lo scorso anno, sempre a Firenze,
un altro ragazzo aveva lanciato il suo pitbull contro un poliziotto che gli
aveva chiesto i documenti.
Chi è l’animale, in questi casi?
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