Società

Paura del contagio:

La mascherina anche per i baci
 

 

di Mina


Il mondo è troppo grande e l’umanità che vi si spalma sopra è ingovernabile nella sua ineguaglianza. Spezzettata in tante tribù di colore, lingua, religione e risorse diverse si scuote all’unisono soltanto in occasione di grandi paure. Ogni mezzo di informazione diffonde spasmodica urgenza alla comprensione e alla difesa dall’attacco di misteriosi virus mutanti, capaci di epidemie transcontinentali. I porti, gli aeroporti, gli incontri, le conventions rappresentano pericoli. Le effusioni interpersonali, i baci, qualsiasi vicinanza è sconveniente.

Mascherine e scafandri e occhi diffidenti, interrogativi se non protettivi, ci appaiono prudenze consolanti. È come se una volontà superiore impedisse costantemente e caparbiamente le condivisioni e la socializzazione globale di beni e di conoscenza. E se fosse il suggerimento, la costrizione giusta? Nella nostra “casa”, che è la più bella, avvinghiati ad Internet, per non perdere i contatti, spremeremo i motori di ricerca per non morire di solitudine. Ci costringeremo ad un forzato e benedetto isolamento, consumando tastiere e telefoni. Tradurremo la nostra presenza in messaggi telematici, mentre quella degli altri ci raggiungerà con un click o trasformata in byte.


Più di mille marce no-global poté il coronavirus. Frana il mercato che, nei primi mesi del 2003, aveva visto un aumento del 40% di esportazioni italiane verso la Cina. E si affaccia all’orizzonte il ritorno di un’autarchia che McDonald’s e loghi vari sembravano aver definitivamente sconfitto.


I Marchi Poli e i Cristofori Colombi, che non s’accontentano degli scenari patrii, denunciano la sconfitta, loro che per primi hanno voluto allungarsi fin dove logica e comodità non avrebbero richiesto. Ne abbiamo tratto guadagno? Forse, con qualche nuovo alimento o con alcuni ritrovati tecnici, ma ci hanno strappato all’illusione di poter fare, e meglio, da soli.


Più di mille marce pacifiste poté un virus mutante, ora che anche gli Stati che vogliono esportare democrazia unitamente a libertà torneranno all’antico isolazionismo. A meno di dotare i loro eserciti di mascherine antivirus, oltre a quelle già in uso contro i rischi delle armi chimiche.


I Giulii Cesari e i Marchi Aurelii non sentiranno più la vaghezza di varcare Rubiconi, valli o catene montuose per estendere una potenza che non li renderà eterni. Nella cerchia del piccolo Comune medievale c’era tutto quanto serviva per vivere a largo raggio, senza prolungare lo sguardo oltre le mura.


Stiamo a casa. Ma molto volentieri, per quanto mi riguarda! Guardiamo un pochino più profondamente la nostra “casa” che è la più bella. Parliamo la nostra lingua che è la più bellissima. E nell’”hortus conclusus” dalla siepe d’alloro niente e nessuno verrà ad aggredire la nostra pace.
 

 

Società: «Paura del contagio: La mascherina anche per i baci» - di Mina, La Stampa, Sabato 26 Aprile 2003

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