Società

Cinquant’anni fa l’invenzione:

Pillola, invecchi anche tu
 

 

di Mina


Buon compleanno, cinquantenne vecchissima pillola! Eccoci per un ennesimo genetliaco con relativa obbligatoria celebrazione. Per la pillola sembra più che altro un omaggio alla sua passata fama per la sua funzione, soppiantata da un suo predecessore più poliedrico. Nella sua accezione, sovrastata da un pillolone più comodo, più realmente legato alla necessità.


Non so se mai un’innovazione del secolo scorso, scientificamente solida, abbia concluso il suo successo lasciando il posto ad un sistema più datato. Come se dopo aver provato la strepitosa televisione tornassimo a rivalutare la superiorità delle famigliole raccolte attorno alla radio con l’orecchio teso e con il cervello spremuto nella sua capacità immaginifica.


Allora bentornato, vituperato preservativo. Sopravvissuto all’emarginazione, alla condanna, alla denigrazione, al rifiuto, alla scomunica. La protezione da una gravidanza indesiderata e, in aggiunta, la difesa da un eventuale contagio, rappresentano il significato fondamentale che determina la superiorità del metodo vecchio rispetto al più nuovo. Metodo arcaico che, tra l’altro, ha anche l’indubbia funzione di coinvolgere il maschio in un ambito in cui sempre e solo la donna deve decidere ed assumersi pesanti responsabilità.


La pillola, invece, rimette tutto alla donna. È lei che deve ricordarsi di prenderla, per superare il principio empirico del “che Dio ce la mandi buona”. È lei che deve accettare una modificazione, anche se temporanea, delle sue funzioni naturali, per bloccare l’ovulazione. È lei che si costringe a subire gli eventuali disturbi collaterali. È lei che deve magari macerarsi in un turbine di sorpassati sensi di colpa, dovuti a sacri divieti, a minacciosi tabù o a sgomentanti proibizioni.


Per tutto questo la celebrazione dei primi cinquant’anni della pillola sembra essere l’omaggio a un reperto antiquato di un’epoca di baby boom, in cui si sentiva l’esigenza di staccare l’accoppiamento dalla riproduzione. Un’epoca in cui la pillola era l’emblema per antonomasia dell’anticoncezionale, con tutta la sua aura di peccaminosità; un’epoca in cui ci si beava di una rivoluzione sessuale che non ha portato ad una vera, sostanziale libertà. Paradossalmente oggi tutta la ricerca scientifica si è spostata dai ritrovati per evitare gravidanze indesiderate alla cura della sterilità e all’indagine per favorire la fecondazione assistita. E cioè, in un clima da “c’era una volta la pillola”, sembra essersi invertita la direzione della domanda sociale. Si è passati dall’accoppiamento senza riproduzione alla riproduzione senza accoppiamento. Senza corpo, senza sesso ed anche senza età.


Strano destino per la “signora” pillola. In un mondo sempre più invaso da pillole, pillolette e pillolone, per non dormire, per dormire, per non invecchiare, per non arrossire, per smettere di fumare, per l’amore, per sentirsi felici, lei festeggia i suoi cinquant’anni. L’età in cui la si può anche dimenticare sul comodino. Senza problemi.
 

 

Società: «Cinquant’anni fa l’invenzione: Pillola, invecchi anche tu» - di Mina, La Stampa, Sabato 19 Aprile Marzo 2003

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