|
di Mina
Passato San Valentino, la signora Italiana
Lingua si vede costretta a prendere un periodo di convalescenza. Ieri
è stato giorno di mattanza: l’hanno massacrata a colpi di sms, l’hanno
bistrattata in tutti i modi con milioni di «tvtb, mmm, xkè, mq6b,
nocipd» (se vi interessa la traduzione, chiedete a vostro nipote, a
condizione che abbia meno di 17 anni).
Ma per l’amata signora è già pronta l’ennesima cura. Ci stanno
pensando in Parlamento, dove il senatore Pastore ha presentato un
disegno di legge sull’istituzione del Consiglio superiore della lingua
italiana. Si tratta di un’infermierona di Stato che sarà full-time
(pardon: a tempo pieno) al capezzale della malata. Col compito di
elaborare una grammatica «ufficiale» della lingua italiana e di
compilare un dizionario dell’uso, da mantenere in costante
aggiornamento. Non bastavano le autorevolissime cliniche private,
soprattutto quelle cariche di storia e di meriti.
L'Ospedale della Crusca ha usato flebo e respiratori artificiali per
420 anni. E altre benemerite istituzioni hanno elaborato già da tempo
terapie galeniche o omeopatiche per mantenere in buona salute
l’anzianissima signora. Purtroppo, niente da fare. Il quadro clinico è
talmente preoccupante che urge l’intervento risolutorio della tata
statale. Dotti medici e luminari dell’accanimento terapeutico si
stanno consultando, in un civile dibattito, sulla questione delle
competenze: a chi tocca l’onere di curare l’incanutita signora? C’è
chi vanta l’autorevolezza che viene dal tempo dedicato da secoli alla
cura; c’è chi oppone l’autorità dello Stato che, essendo legittimo
consorte dell’arrugatissima signora, rivendica il diritto di prendersi
a cuore le di lei sorti.
E intanto, nel rimpallo delle competenze, la salute della signora
Italiana Lingua langue e illanguidisce. Giornalisti televisivi e
importanti politici si ostinano a ripetere frasi del tipo «una serie
di motivi spingono a preferire la pace; la maggioranza degli italiani
si oppongono alla guerra». E ad ogni affermazione dove la logica viene
martoriata, la povera signora si ritrova con una ruga in più. Altri
colpi le vengono inferti da donzelle più attraenti e giovanili,
soprattutto di provenienza albionica. In un profluvio di «Rai
educational, ticket, news, welfare, devolution, catering, question
time, share» la fanciulla sassone si fa beffe della signora Italiana,
che cerca di rispondere sussurrando «biglietto, notizie, percentuale,
devoluzione...». Ma nessuno l’ascolta.
L’assurdo è che chi spalanca le braccia alle forme della sinuosa
albionica non è il popolino, ma le classi intellettualoidi di
politici, economisti, sociologi, informatici. Al punto che verrebbe
voglia di assegnare un premio per la difesa della lingua a Floriana,
la coattona del Grande Fratello, che almeno parla come mangia.
La scuola, poi, pretende di difendere la vecchia signora, ma in realtà
la bistratta con formule pseudodotte, dove la ginnastica diventa
«educazione motoria», il voto «valutazione», l’handicappato
«diversamente abile» e il bidello «operatore scolastico».
Quando sento uno che parla un bell’italiano mi sento istintivamente
trasportata verso di lui. Poi, magari, scopro che è un assassino o un
grassatore. Ah! Potenza della lingua. Della signora Italiana Lingua.
|