Società

«Un biglietto per il Paradiso »
 

Mina



Ci aveva già provato Marcello Mastroianni in un dimenticato filmetto della fine degli Anni Cinquanta. Rivestendo i panni di un fantasioso venditore ambulante che gironzolava per le fiere paesane della Bassa padana, Mastroianni convinceva alcuni vecchietti ad affittare «un ettaro di cielo».

Altri tempi, quelli. Tempi in cui sulla semplicità dell’Italietta premoderna si avventava la mancanza di scrupoli di qualche ciarlatano di paese. Oggi, invece, sono le compagnie americane che sanno sfruttare al meglio il desiderio di consolazione che abita nel cuore di ognuno. A questo ha pensato la «Ticket to Heaven Incorporated», una società californiana che vende su Internet un biglietto per il Paradiso, con tanto di certificato di autenticità. Alla modica cifra di 15 dollari, più le spese di spedizione. I biglietti, in colorini celestiali, mostrano una scala che sale in cielo verso una nuvola dorata. Sotto la scritta «Ticket to Heaven» (biglietto per il Paradiso) c’è il nome del proprietario, col numero di serie di biglietto e la precisazione: «Valido per una sola persona». La compagnia precisa che «l’iniziativa mira ad incoraggiare e a rinforzare su basi quotidiane l'impegno a condurre una vita migliore per raggiungere il premio finale della propria fede», anche se poi non si assume responsabilità per il raggiungimento o no del Paradiso da parte dell'acquirente, né tantomeno sulla durata, sulle condizioni buone o cattive, sulla organizzazione di tale luogo. E pare che le richieste siano moltissime, visti i lunghi tempi di attesa per la consegna del biglietto. Tempi che sono comunque un'inezia rispetto alla prospettiva della vita eterna.

Troppo facile ridacchiare. Tutto ciò che contribuisce ad una consolazione, che ci consente di sopportare più facilmente quel che abbiamo dentro e fuori di noi, va preso come uno stimolo positivo. Meglio un biglietto escogitato dalla denarofagia americana, piuttosto che andar dietro alle follie dei mullah o degli imam che sostengono che imbottirsi di tritolo, per poi salire su un autobus pieno di studenti israeliani, rappresenti un sicuro biglietto per il Paradiso. Meglio un biglietto azzurrino a 15 dollari, piuttosto che credere a chi, per la stessa cifra, ti promette i paradisi artificiali dello sballo sintetico.

C’era una piccola donna che, alcuni anni fa, usava un metodo analogo. Piegata davanti ai moribondi di Calcutta, Madre Teresa metteva nelle loro mani dei piccoli bigliettini. Contenevano alcune sue frasi, quasi una raccomandazione. E lei li affidava a quegli uomini che stavano raggiungendo il Paradiso, perché consegnassero quei foglietti di carta a chi li avrebbe accolti in cielo. Non faceva pagare nulla. Lei, che per quei poveretti era stata una piccola anticipazione del Paradiso, li affidava al Cielo che costituiva tutta la sua forza e la sua speranza.

Se la prospettiva del Paradiso è questa, se è un modo per vivere meglio, non mi scandalizzo. Forse quella speranza è il modo più semplice per costruire la vita nella fatica di ogni giorno, attaccati alla semplice e grandiosa essenzialità delle cose. Nella dignità del nostro compito.

 

Società:  «Un biglietto per il Paradiso»  - di Mina, La Stampa, Lunedì 16 dicembre 2002

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