Società

«Arancia meccanica nella nostra vita »
 

Fino a ieri era rassicurante guardare tutto lo schifo della violenza dilagare come un cancro, senza però che ci toccasse nel vivo della carne ... tutto l'assurdo di ieri oggi è la normalità ... sarebbe meglio ricominciare ad insegnare il gusto del bello e del vero.

Mina



ORMAI ci siamo. Fino a ieri era rassicurante guardare tutto lo schifo della violenza dilagare come un cancro, senza però che ci toccasse nel vivo della carne.


Lo schermo televisivo è sempre stato un fenomenale scudo di difesa. I massacri erano solo pezzi di un fantasmagorico puzzle dentro la scatola e, a parte i cinque minuti d'indignazione, rimanevano lì, chiusi nella virtualità delle immagini che li accomunava ad un fatuo show del sabato sera.


Ormai ci siamo e tutto questo cancro sta già insozzando gli angoli più vicini, quelli sotto casa. L'altro giorno, nel tardo pomeriggio, una decina di bestie stava massacrando di botte un uomo in una strada del centro di Brescia, mentre altri animali se ne stavano lì ad assistere alla scena, con la stessa curiosa indifferenza con cui si guarda un film.


E in tutto questo non capisco più dove stia la vera violenza, se nel liberarsi a dismisura del fottuto istinto bestiale o se nella silenziosa e colpevole indifferenza dei guardoni dell'animalità altrui.


Non sarà forse anche questo uno degli effetti più tragici e ridicoli del continuo allestire banchetti televisivi, imbanditi con fior di portate fatte di massacri, squartamenti, carni dilacerate e sbranate?


Il tutto gestito sotto l'occhio vigile degli onnipresenti e ubiqui «esperti» che si deliziano nello squartare, a loro volta, l'animo umano. Non più tardi dell'altro ieri una cara amica si trovava in pieno giorno in una gioielleria, mentre hanno fatto irruzione alcune belve con tanto di mazze per spaccare le vetrine.


Mi parlava del fatto con lo stesso terrore e lo stesso ansimare che aveva nel momento in cui era stata vittima di quella violenza. Abbiamo bisogno di altro orrore per accorgerci che accade a chiunque?


Alla tabaccaia che si limita a consigliare un ragazzo di trovarsi un lavoro. Al giovane che si rifiuta di fare un tatuaggio ad un cliente. Al diciassettenne che non vuole dare le candele della sua moto a due coetanei. Esattamente come scriveva 27 anni fa Pasolini.


Di fronte a giornali che titolavano, a proposito di fatti criminali, «Assurdo a Ladispoli», Pasolini diceva: «Assurdo forse nel '65. Oggi è la normalità. Quel pezzo doveva essere intitolato “Normale a Ladispoli”.


Non lo sanno i giornalisti che l'eccezione è trovare nelle borgate romane un diciassettenne senza rivoltella?». E ci stupiamo se alcune scuole del Veneto organizzano per dei tredicenni corsi di addestramento all'uso delle armi in poligoni di tiro? O se le autorità americane consigliano ai cittadini di camminare per le strade zigzagando, per evitare i colpi del serial killer che massacra a suo piacimento nel Maryland?


Ormai ci siamo ed è molto peggio di «Arancia meccanica». E non cercate di rassicurarci con discorsi sull'«esercito del bene che deve porre una barriera all'esercito del male».


Banali balbettii di principi manichei, espressi ad arte dai politici solo per raccattare voti.
Diteci dove dobbiamo andare per stare alla larga da tutto questo schifo. Per portarci i nostri figli, per racchiuderci in uno spazio dove esista solo quello che corrisponde veramente al nostro desiderio di bene.


Smettiamola di bearci delle solite analisi, capaci solo di soddisfare il nostro onanismo intellettuale. Voglio risposte chiare.
E se, seguendo l'indicazione di Dostoevskij, sarà la bellezza a salvare il mondo, sarebbe meglio ricominciare tutti, famiglie, scuola e tv, ad insegnare il gusto del bello e del vero. Altro che poligoni di tiro!

 

Società:  «Arancia meccanica nella nostra vita »  - di Mina, La Stampa, 19 ottobre 2002

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