Società

Cattive lezioni di buona vita 

Mina



L'insoddisfazione è il motore del mondo. Quella sottile vena di malinconia che ti prende alla gola quando devi fare una scelta, prendere una decisione o far partire un progetto che ritieni terminato. Sarà per questo che non c'è uomo vero che possa dirsi arrivato o adeguato. Per questo si cerca mille volte di migliorare la stessa poesia, la stessa canzone, lo stesso quadro.


E allora perché stupirsi se, come dice un sondaggio della divisione italiana dell'International Coach Federation, solo un quarto degli italiani si ritiene contento di sé? In realtà, solo l'insoddisfatto è un vero ricercatore, sempre attento a come migliorare se stesso e il mondo che lo circonda.


Ma sulla benedetta inadeguatezza umana si mobilitano da sempre gli sciacalli di ogni genere. Ieri e oggi i maghi e i ciarlatani. Oggi e domani anche chi propone alternative più moderne e raffinate. Il «life coach», ad esempio.
Un allenatore di vita, «un partner altamente qualificato che fornisce il supporto, la motivazione e la guida necessari per fare in modo che tu possa raggiungere i tuoi obiettivi più velocemente e in modo più efficace».


Siamo alla versione americana dei tarocchisti e dei cartomanti. Devi definire meglio i tuoi obiettivi, prendere decisioni per raggiungerli, rimuovere gli ostacoli, credere di più in te stesso? Non ne puoi più di psicologi e parolai che ti rovistano l'animo e non ti danno mai soluzioni? O soltanto non sai che smalto metterti? O come condire l'insalata? Il pragmatismo americano va dritto all'obiettivo. Basta affidarsi ai «life coach», quelli che applicano la filosofia del «come riuscire ad essere felici, facendo soldi e carriera, in 10 lezioni». Aiuto!!!


Il coach, animato da «nobili motivazioni filantropiche», è in genere un marketing-manager o un pubblicitario. Una volta li chiamavano piazzisti ma, si sa, il rivestimento linguistico inglese rende tutto, se non più chic, certamente più moderno. In varie forme si va a «lezione di vita», normalmente via telefono, ma se sei minimamente telematizzato, il coach ti raggiunge per videoconferenza. E visto che non si trova più, neanche col lanternino, nessuno disposto a far niente per niente, per mezz'ora di chiacchiere devi lasciar giù 150 euro, ovviamente pagabili con carta di credito via Internet.

Mah! Ne avevamo proprio bisogno?
Io preferisco continuare a stare attaccata a chi non pretendeva di cambiare la vita a nessuno, ma aveva la grande capacità di guardare nell'anima. Come Dostoevskij, che ne «I demoni» scriveva: «Aveva saputo toccare nel cuore del suo amico le corde più profonde e provocare in lui la prima sensazione, ancora indefinita, di quella eterna santa tristezza che qualche anima eletta, una volta che l'abbia assaporata e conosciuta, non scambierà poi mai più con una soddisfazione a buon mercato. Vi sono anche certi amatori così fatti che questa tristezza hanno più cara della soddisfazione più radicale, ammesso che una simile soddisfazione sia possibile». Gli faceva eco qualche decennio più tardi Romano Guardini che, con la semplicità dell'evidenza, scriveva: «Noi sentiamo un'insoddisfazione particolarmente violenta per ciò che è finito. Proprio l'uomo malinconico è più profondamente in rapporto con la pienezza dell'esistenza». Vaglielo a dire ai life coach: lo capirebbero?

Mina, La Stampa,  23 marzo 2002

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