Società

Sì alla pace ma dei sensi

Mina



Ogni tanto lo Stato-balia decide di cambiare i ritornelli alle sue infinite filastrocche. Sarà forse perché quasi più nessuno bada ai soliti slogan: «Non correre troppo in auto il sabato sera», «non drogarti», «usa il preservativo», «non fumare», «quando vai in vacanza non abbandonare il cane» e «ricordati di portare il nonno a spasso»? Boh. Succede però che oltreoceano il ditino intimidatorio del moralismo spicciolo vada in tutt'altra direzione e decida di frantumare la barriera dell'ultima riserva privata: quella della libertà sessuale.


Tra un discorso sullo stato dell'Unione e un proclama contro il terrorismo, l'indomito George W. Bush trova anche il tempo per sottoporre al Congresso la proposta di aumentare a 300 miliardi di lire i fondi per programmi educativi che favoriscano presso i giovani l'astinenza sessuale come alternativa all'aborto e al preservativo. Tutto per prevenire le gravidanze indesiderate e limitare la diffusione dell'Aids e di altre malattie trasmesse sessualmente. Non è questione di soldi più o meno buttati, con quella cifra Moratti non riuscirebbe a comprare neanche la difesa per la sua Inter. Non è questione di finalità; e infatti chi non vorrebbe ridurre gli sconquassi dell'Aids e le gravidanze indesiderate tra gli adolescenti? Qui si tratta dell'ennesima penetrazione dello Stato nell'intimo della vita delle persone. Che vengono bloccate dalla mano di istituzioni pubbliche che si insinuano fin dentro la camera da letto.


Ma tant'è. Questo Stato invasivo non può tollerare che i padri e le madri non parlino più coi figli, non spieghino i rischi della vita. Se non c'è più chi si prende cura dei giovani, ci deve pensare lui, il Moloch tentacolare che, sopra di noi, ci vuole tanto, tanto bene. E allora ci ammonisce, ci informa, ci forma e ci conforma. Si mette addosso i vestiti antichi e rassicuranti della vecchia zia che ci invade con il suo buonismo appiccicoso e ci ricopre di mille consigli e protezioni. Ci spiega che, al di là delle sue amorevoli braccia, c'è un mondo fatto di lupi e di tempeste e che tutti noi, piccolini, inabili e minuscoli puponi, ci dobbiamo coprire bene con il cappottino e i guantini. Pena il raffreddore o qualche imbarazzante problema gastrico. Forse tutto questo can- can protettivo-proibizionista nasce solo dal calcolo economico di uno Stato non più disposto a pagare gli eccessi che poi richiederebbero cure ospedaliere troppo dispendiose. Ma la pretesa di trattare i cittadini come ebeti incapaci e da preservare rischia di trasformarsi in un annullamento della responsabilità personale. Tra proibizionismi di stampo khomeinista o talebano e campagne informative per ogni quisquilia, tira una brutta aria. Che pensavamo spirasse solo in terre remote e in civiltà più improntate alla logica del divieto.


Ma Bush vuole bene ai giovani americani. E forse deve anche far dimenticare i cattivi esempi di chi l'ha preceduto. Non è escluso che a quei corsi che propagandano l'astinenza iscriva d'ufficio anche qualche illustre personaggio che passerà alla storia per qualche imbarazzante reperto organico lasciato su abiti blu. Per imparare la pace dei sensi non è mai troppo tardi.

Mina
La Sta
mpa,  2 febbraio 2002

Click qui per tornare indietro