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MINA
Per
l’anima c’è ancora tempo. Per l’anima potremo
fare da soli. Dovremmo. Per la rigenerazione dell’anima,
cercando di riscoprire che siamo fatti soltanto di quella
preziosa ma non rara materia, non ci dovrebbe essere bisogno
di ricercatori.
Per il cuore, invece, una formidabile e non più chimerica
notizia viene dall'America e, precisamente, da New York.
Un
gruppo di ricercatori italiani, guidati da Piero Anversa,
ha dimostrato incontrovertibilmente che
esistono meccanismi
endogeni atti alla formazione di nuovo tessuto miocardico
nel cuore umano adulto.
Per le molte generazioni di
scienziati che hanno pensato che il muscolo cardiaco non
potesse rigenerarsi, questa evidenza costituisce il
definitivo smacco a certezze fino ad ora condivise ed
accanitamente difese, nonostante gli studi che da almeno
dieci anni il gruppo di Anversa sta portando avanti. La
scoperta in questione può avere enormi implicazioni nel
trattamento di malattie assai frequenti in cui vi sia
perdita di tessuto miocardico funzionante. Il fenomeno
rilevato in questo studio dimostra che le cellule capaci di
rigenerare il cuore accorrono là dove ve ne è bisogno.
Insomma, in parole povere il cuore si riproduce.
Pazzesco!
E pazzesco è pensare che, mentre alcuni uomini impiegano
tutta la loro vita nella ricerca di qualcosa che ci aiuti,
che migliori la nostra condizione, che non ci faccia sentire
il dolore o che ci aiuti a sopportarlo, che ci allunghi la
vita, altri uomini, con la stessa faccia, gli stessi occhi,
gli stessi ritmi fisiologici, lo stesso punto di partenza e
lo stesso cuore, inteso come muscolo, insomma, esseri della
stessa specie, dedichino la loro vita all’odio,
all’ammazzamento al minuto o all’ingrosso, al male con
la emme maiuscolissima.
Ma
tant’è! Ci stanno convincendo che lo scienziato e il
killer sono intercambiabili, se messi uno nella condizione
dell’altro. Non so.
Faccio
fatica a rassegnarmi, non ci voglio credere. Non può essere
soltanto fenotipia. Servirebbe la figura del ricercatore
dell’anima, lontanissimo dai troppi falsi intenditori di
psiche che infestano i nostri giorni e che hanno in tasca la
«semplicissima» soluzione a tutto.
Siamo
più oscuri di così. L’anima è un oggetto misterioso e
più cerchi di avvicinarti più ti spinge lontano. Non so,
ho la sensazione che siamo in un momento disperato, in cui
è più importante una carezza che un antibiotico.
A New
York, Piero Anversa e i suoi erano al lavoro dalle sei di
mattina alle undici di sera, quell’undici settembre, come
al solito, come da vent’anni fanno regolarmente, e come
hanno continuato a fare il dodici settembre e tutti gli
altri giorni. Come continueranno a fare finché avranno
forza per andare avanti. Per noi. Per tutti noi. For ever.
Sono questi i santi, sono questi i superuomini,
sono questi
che ci onorano e ci fanno sentire la fierezza di appartenere
alla stessa loro razza.
Piccola
curiosità. Quand’era piccolino, Federico Quaini, primo
autore del lavoro di cui vi ho riferito, che lavora con
Piero Anversa e che ho il grande piacere di conoscere e
frequentare da molti anni per motivi, diciamo così di
famiglia, alla maestra che gli chiedeva: «Dimmi tre parole
che comincino con la ci», rispose: «Citriclo, ci maiuscola
e ce l’ho detto alla mia mamma». Ne è passato di tempo,
eh, Fede! Bravo.
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