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Non-vacanza per amore

 

La contemplazione della bellezza e l’introspezione costituiscono l’unica possibilità permanente di riscattare il mondo dalla prigionia della sua insignificanza consentendo la nascita e la crescita dell’amore consapevole.

MINA

Dove abita Cupido? I suoi strali 

Non se ne sente proprio la mancanza. L’aria condensata dei pomeriggi d’estate richiede una capacità di sopportazione degna del miglior Giobbe. Le facciate delle case se ne impregnano e la restituiscono ai passanti che non sanno più che cosa sia la mitezza. Tanto meno quella del clima. Ho sfidato questa muraglia di calore, l’altro giorno, per andare da un amico. Mentre eravamo avviluppati in nobili conversari, l’amico si è dovuto assentare per pochi minuti. Mi sono così trovata sola, mentre la sua tata si premurava nel preparare il caffè. Qualche momento d’imbarazzo e di spiegabile silenzio. Umile e solenne, con la fierezza caratteristica delle donne lombarde cariche di anni e di coscienza del proprio dovere, la signora continuava nel suo scrupoloso servizio. Mentre la osservavo, ho forzato il discorso, chiedendole dove sarebbe andata in vacanza. Quasi sorpresa dalla domanda, ha appoggiato l’asciugamano della cucina e allora ho potuto cogliere la meraviglia che si era già stampata sul suo volto. «Io in vacanza?».
Se fosse dipeso da lei, il discorso sarebbe terminato lì, su quella frase che diceva tutta l’assurdità dell’idea della vacanza. «Non è che non posso... Ma... non so se dirglielo». Dopo qualche momento in cui la riluttanza sembrava prendere il sopravvento, le ho detto che, se voleva, poteva spiegarmi il motivo delle sue non-vacanze. Oltre a un marito a cui badare, la signora aveva deciso di dedicare il suo tempo ad alcune anziane, malate e sole. «Sì, potrei anche andare qualche giorno da mio fratello in Val Seriana. Lui m’invita sempre. Ma i mè dunett, chi ghe pensa?». Aveva dimenticato il ritegno iniziale, e di ognuna di quelle anziane donne mi raccontava i malanni e la bellezza.
Con realismo e con la partecipazione di chi sa di avere una famiglia più grande di quella naturale. Il tempo della vacanza diventava, per quella fiera signora lombarda, il tempo di una fatica scelta con amore. Nella coscienza di un dovere che è più grande di ogni presunta libertà. Senza sbandieramenti, senza sentirsi un’eroina. Mentre parlava, vedevo che nei suoi occhi c’era un oceano di azzurro e di gioia. Come se la mia domanda le avesse dato l’occasione di svelare la sua segreta felicità che si sostanzia nel dare. Il mio amico è ritornato e si è accontentato di bere un caffè quasi tiepido. Abbiamo parlato poco. E poi sono uscita, nel terrore di dover affrontare l’asfalto. Ma subito l’aria grigia e accecante di quel pomeriggio milanese mi è sembrata più leggera. Gli occhi di quella signora l’avevano spazzata via. Risucchiata nella semplicità di sapere che ancora esistono i gesti d’amore.

 

 




La Stampa, Sabato 14 Luglio 2001

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