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Il Bingo cancella la memoria

I Monopoli di Stato hanno stabilito l’elenco delle società che hanno vinto la concessione ad aprire le prime 415 sale destinate al Bingo.

MINA

Luci al neon, grande svendita per il cambio di proprietà». Iniziava così una mia canzoncina d’altri tempi. Altri tempi, ma non troppo. Infatti i Monopoli di Stato hanno stabilito l’elenco delle società che hanno vinto la concessione ad aprire le prime 415 sale destinate al Bingo. I tempi sono strettissimi. Entro dicembre i concessionari dovranno terminare la ristrutturazione dei locali. E a Natale lasceremo le cartelle consumate da decenni di pomeriggi festivi passati tra tombole e panettoni, per affidare la nostra voglia di azzardo casereccio al Bingo di Stato. Ristoranti, alberghi, teatri e cinema storici che hanno registrato un calo di clienti, discoteche un po’ démodé o supermercati di provincia subiranno una mutazione genetica.

Il passaggio alla modernità prevede un calcione all’originaria destinazione d’uso, per elevare sale ipertecnologiche, dove l’estrazione delle palline avverrà con meccanismi elettronici. Nell’elenco dei locali che muteranno pelle spicca la Bussola di Viareggio. Quasi cinquant’anni di onoratissimo servizio per questo tempio della musica, inaugurato da Renato Carosone, non sono stati un pedigree sufficiente per salvarla da questo scempio. Basterebbe un semplice elenchino di giganti della musica che hanno fanno risuonare quelle sale di grande arte, per rendersi conto che qui si tratta di un vero e proprio attentato alla storia. Fred Buscaglione duettò con Jane Russell, Ray Charles, la Fitzgerald e Sarah Vaughan. E alla sola idea che, dentro quel pezzo di storia della musica, la memoria di quelle voci sarà rimpiazzata dalla cantilena dello speaker che scandisce i numeri del Bingo, mi viene una malinconia...

D’altra parte, anche questa decisione è la logica conseguenza del primato dell’economia spicciola e del ridicolo tentativo statale di raggranellare soldi, spillandoli a giovani e a anziani alla ricerca di moderate emozioni da azzardo parrocchiale. Ma la Bussola trasformata in un mediocre «Caesar Palace» trova inquietanti analogie con i palazzi storici di Roma e Milano che vengono violentati dai fritti di McDonald’s o dalle jeanserie per giapponesi.

Nel frattempo la Fenice di Venezia e il teatro Petruzzelli languono ancora dopo gli incendi e i disastri, ma pare che la cosa non interessi a nessuno.
A meno che il guerriero Sgarbi, nuovo sottosegretario ai Beni culturali, non si prenda a cuore la situazione.
E intanto questo Stato, così attento alle proprie tasche e così distratto nel rispettare la tradizione, si bea della sua retorica da aria fritta, assegnando ai maturandi un tema in cui si deve discettare sulla piazza come «luogo di incontro e della memoria». Come dire: cari ragazzi, riflettete sul valore enorme che ha il nostro passato, mentre io metto mano alla sua distruzione. Per il prossimo esame di maturità propongo di far commentare agli studenti questo brano di un Pasolini sempre profetico:

«Venisti al mondo, che è grande eppure così semplice, e vi trovasti chi rideva della tradizione...
Non conosceste o non riconosceste i tabernacoli degli antenati... 
Oh sfortunata generazione, piangerai, ma di lacrime senza vita perché forse non saprai neanche riandare a ciò che, non avendo avuto, non hai neanche perduto».



La Stampa, Sabato 23 Giugno 2001

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