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Il contratto di Dorian Gray

 

A proposito della nuova pillola della giovinezza, ultima versione dell’antico Gerovital

MINA

Se non fosse perché, in definitiva, si tratta solo di una pillola, mi verrebbe da pensare al patto col diavolo. A una sindrome faustiana, a un malinconico tentativo di rimodellarsi secondo la logica di Dorian Gray. La nuova pillola della giovinezza, ultima versione dell’antico Gerovital, potrà essere liberamente venduta in tutte le farmacie francesi, dopo sette anni di commercializzazione negli Stati Uniti. In un nome impronunciabile, che è tutto un concentrato di ampollosità farmacologica, ci sarebbe il miracolo dell’eterna giovinezza. Così dicono. Certo, c’è il fondato rischio che, prima di riuscire a pronunciare senza biascicamenti senili il nome preciso del deidroepiandrosterone, qualcuno raggiunga irrimediabilmente l’aborrita vecchiezza, incespicando per sempre nelle sillabe impossibili.

Ma, a salvaguardia degli attempati acquirenti, viene in soccorso la benedizione delle sigle. Sarà un caso voluto dal cielo, ma l’idioma italico attribuisce alla pillola miracolosa un surplus di celestiale beatitudine. Per noi, abitanti di una terra che visse per secoli nelle illusioni della mitologia, andare in farmacia per comprare il Dhea sarà come chiedere, in modo esplicito, il viatico per l’eternità. Sarà inevitabilmente naturale il trasferimento dal maschile al femminile; e quando le farmacie riecheggeranno dell’accorata supplica: «Voglio la Dhea», sembrerà di essere catapultati in un tempio antico, dove si andava a mendicare l’impossibile beatitudine della eterna giovinezza. Ma le consolatorie illusioni dei tempi della mitologia sono finite. Tranquilli, adesso ci pensa la scienza a far risorgere i miraggi dei nostri più riposti desideri. Cinquanta milligrammi al giorno, dai 60 anni in poi, rallentano le rughe, idratano la pelle, frenano il degradamento osseo e, addirittura, fomentano la libido.

Non sono ancora conclusi gli studi sulle controindicazioni. Ma l’acne e la peluria sopra il labbro superiore, riscontrate nelle donne, sono un piccolo prezzo da pagare per chi rimpiange l’adolescenza perduta. Che ritorna, eccome se ritorna, portandosi appresso, però, tutto il suo corollario di follicoli in odore di deflagrazione, con l’aggiunta di una lanugine da teen-ager a prova di ceretta. Vogliamo continuare il nostro avventuroso, ingannevole gioco che ci porta ad interferire con le leggi della natura. Facciamolo pure. E prepariamoci ad un mondo abitato da eterni Ganimedi.

Un mondo grottesco, già descritto dal famoso esempio che campeggia nel saggio su «L’umorismo» di Pirandello
«Vedo una vecchia signora coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili. Mi metto a ridere».


La Stampa, Sabato 16 Giugno 2001

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