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I
giovani, Zaccheo e il nichilismo
Monsignor Caffarra, la sua critica al “nichilismo
gaio e tragico” è stata a sua volta criticata. Che cosa intende con
questa espressione?
Esprimere la preoccupazione sulle
condizioni in cui versano molti giovani. E porre la questione di come
rigenerare la loro soggettività umana e cristiana, attraverso l’uso
corretto della ragione, il gusto forte della libertà, la capacità di
istituire veri rapporti con altre persone. Purtroppo mi pare di
individuare un segmento della modernità segnato dalla visione del mondo
non realistica.
Ritiene che la Chiesa debba recuperare spazio
nell’educazione dei giovani?
Esiste il rischio di ridurre
l’educazione a una proposta moralistica.
Che cosa intende per moralismo?
Una proposta che non educa al senso
ultimo della vita, il quale non coincide con il rispetto di una norma,
ma con il restare affascinati da una realtà che si presenta come vera,
bella, buona. Altrimenti Gesù Cristo diventa l’occasione per parlare
d’altro, sia pure di cose degnissime: la pace, la solidarietà. Quando
incontra Zaccheo, capo dei pubblicani cioè dei ladri, Gesù non fa una
predica sull’onestà, gli dice: vengo a mangiare a casa tua. La
conversione seguirà.
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