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Rino Cammilleri
Un antico proverbio medievale suona così: «Lo stupido è il cavallo del
diavolo». Già, ma cosa si intende per stupido? Com’è noto, ognuno di noi lo
pensa degli altri, i quali ricambiano. Dunque, lo stupido non sa di esserlo.
Allora, come può essere colpevole? Giusta osservazione. Tuttavia, Cristo in
persona, quando elenca le cose «che contaminano l’uomo», ci mette anche la
«stoltezza». Perciò, esiste una stupidità colpevole. Il cristiano sa bene
che nessuno è al riparo da essa, per questo si rimette al giudizio della
Chiesa.
Chi non lo fa, si pone oltre la portata dell’ombrello e rimane esposto alla
pioggia del conformismo, principale veicolo della stoltezza. Il credente al
riparo sa bene che al di là dell’ombrello c’è Questo Mondo, il cui Principe
mette agevolmente le redini a quelli che, per superbia, hanno scelto di
bagnarsi. Sì, per superbia, perché il «giogo di Cristo» (cioè, l’obbedienza
alla Chiesa) è insopportabile a quanti credono di saperla più lunga del papa
(e sono legioni). La riprova che lo stupido tiene in groppa il diavolo,
anche se crede di essere «libero», è data dalla rabbia, non di rado
veramente eccessiva, che suscitano in lui certi temi “cattolici”.
Ci si faccia caso: anche a tavola, anche in salotto, anche le persone
all’apparenza più amabili, non si scalderebbero tanto su nessun altro
argomento. Una domandina facile facile dovrebbe attivarne la logica: «Ma
perché te la prendi tanto? Cosa te ne viene in tasca?». Se la logica non si
attiva, allora consigliate loro una visita all’esorcista.
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