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Rino Cammilleri
Il primo di febbraio 2005 č
morta suicida l’attrice porno francese Karen Bach, appena trentaduenne,
diventata -brevemente- celebre col film Baise moi, tradotto come «Scopami».
Figlia della buona borghesia, aveva voluto sposarsi, per infatuazione, con
un uomo squattrinato.
Questi, a un certo punto, per pagare i debiti le aveva proposto di girare
insieme a lui un filmino porno da rivendere. Pensando che, tanto, si
trattava del marito, dopo qualche esitazione, visto il bisogno pressante,
accettň.
Fu il primo. Altri ne seguirono e poi il resto del cammino fu tutta una
discesa. Diventata pornostar professionista, sognň la svolta con Baise moi,
film semiporno, sě, ma «d’autore». Cioč, un hard con, in piů, soggetto,
sceneggiatura, vera recitazione e «messaggio». Un modo per sdoganare il
voyeurismo, insomma, e farlo approdare ai festival e alla critica.
E poi, si sono viste tante pornodive diventate celebri come soubrettes,
presentatrici, addirittura deputate. A sua confessione, Karen capě di aver
toccato il fondo quando si ritrovň nuda a tre gradi sotto zero, tutta
imbrattata di sperma, senza nessuno che le porgesse una mano per rialzarsi,
uno straccio per ripulirsi o qualcosa per ricoprirsi. Un oggetto.
Anzi, meno: un pezzo di carne uguale a tanti altri, sostituibilissimo, privo
di ogni dignitŕ e attenzione come, appunto, un pezzo di roba usa-e-getta.
Non c’era bisogno di arrivare al suicidio per capire in cosa consiste
davvero la «libertŕ d’espressione» e «il corpo č mio e lo gestisco io». |
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