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Rino Cammilleri
Leggo su «Jesus» del
novembre 2004 un interessante articolo sulle conversioni dall’islam al
cristianesimo.
Così il sottotitolo: «E’ un argomento tabù, di cui si parla malvolentieri
negli ambienti religiosi. Anche perché le Chiese cristiane, quella cattolica
in primis, rifiutano giustamente di fare proselitismo nel mondo islamico».
Si noti quel «giustamente». Certo, la prudenza non è mai troppa, anche per
evitare ritorsioni sui cristiani viventi in territori islamici. Ma noto che
da un certo tempo la parola «apostolato» (da cui la Chiesa «cattolica»
prende un fondamentale aggettivo, visto che è anche «apostolica
romana») è stata soppiantata da «proselitismo».
Che è sempre accompagnata da quest’altra parola: «inaccettabile». Quel che è
interessante, nell’articolo, è il fatto che tutti gli ex musulmani citati si
sono convertiti al cristianesimo da soli, cioè di loro iniziativa. E
parecchi sono diventati protestanti o ortodossi. Perché? Sentite questa
testimonianza: «Purtroppo all’epoca nessuno mi ha accolto. Avrei tanto
voluto che quando giravo dentro una chiesa un prete mi si avvicinasse per
parlarmi. Il mio incontro con Cristo è arrivato in maniera diversa.
La sera, alla radio, sentivo le trasmissioni religiose curate dagli
evangelici svizzeri». Non è l’unica del genere; anzi, sono quasi tutte così.
Comunque, la gerarchia cattolica francese ha dovuto prendere atto che, nella
laicissima Francia, i musulmani che chiedono di farsi cristiani cominciano
ad essere davvero troppi (uno ha visto un film su Gesù; un altro si è reso
conto che il suo dio era solo «un generale che dà ordini e a quale si deve
ubbidire»; c’è chi attraversa Parigi per non farsi riconoscere quando va in
chiesa; quasi tutti hanno subìto minacce, percosse in famiglia e altro) e
fin dal 1999 ha dovuto emanare un documento intitolato «Questi catecumeni
che vengono dall’islam».
Per elaborarlo, otto persone hanno lavorato oltre due anni alla stesura del
testo. Due anni! Prudenza, prudenza. Col minuscolo, perché sennò sarebbe una
delle virtù cardinali.
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