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Rino Cammilleri
Nel 1992 il presidente cubano Fidel Castro dichiarò, in un discorso al
parlamento, che «Cuba possiede le prostitute più pulite e istruite del mondo
intero».
Per l’economia cubana, infatti, si tratta di una «risorsa vitale di valuta
straniera». La cosa è stata denunciata dal presidente americano George W.
Bush il 16 luglio u.s., a Tampa, in California, durante la prima conferenza
nazionale organizzata dal Dipartimento di Giustizia statunitense su
«Schiavitù sessuale e il traffico di esseri umani».
Poiché Bush è di fede episcopaliana e si dichiara «cristiano rinato», il
turismo sessuale non gli va proprio a genio, specialmente da quando ha
scoperto che Cuba, giusto alle porte di casa sua, ha superato il Sudest
asiatico come meta dei vacanzieri del sesso (anche con minori). In effetti,
la frase di Castro è stata citata isolata dal contesto, e non si capisce
bene se sia stata pronunciata come «mal minore» o come vanto.
E’ anche vero che a Cuba si registrano impennate di suicidi femminili, e
forse tra le due cose c’è una relazione. Certo, il comunismo è un ben strano
Proteo: in Cina la produzione pornografica merita una pallottola alla nuca
(con richiesta di rimborso della spesa del proiettile alla famiglia del
giustiziato); a Cuba la prostituzione è considerata «risorsa nazionale».
In fondo, l’esistenza di comunismi assortiti era stata prevista dallo stesso
Marx, il quale si definiva «non marxista». Infatti, sbagliano quelli che
ritengono le sue previsioni errate (egli profetizzava l’avvento della
rivoluzione proletaria in Germania e in Inghilterra, dove esistevano
«condizioni» di capitalismo «maturo»), giacchè si limitò a insegnare un
metodo.
Il quale venne adattato alla situazione russa e divenne leninismo (e poi
stalinismo), a quella cinese e divenne maoismo, a quella cubana e divenne
castrismo. E così via. Se la realtà è divenire (così postula la filosofia
marxista), che senso ha parlare di «coerenza»?
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