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Rino Cammilleri
In queste ultime elezioni la grande sconfitta è stata una certa idea di
Europa, quella della crisi innescata dall’introduzione dell’euro (tanto per
parlar chiaro). Hanno vinto gli antieuropeisti e gli astensionisti, con una
media di non-voto del 45% che nei dieci Paesi new entry è scesa a
meno del 30%. Che non c’entri la guerra in Iraq è stato sottolineato da
tutti gli osservatori.
No, il dito è puntato sulla moneta unica, fonte, checchè se ne dica, di
aumento generalizzato dei prezzi (che poi, al di là dei proclami e degli
slogan, è quello che interessa davvero la gente –che non è stupida). Dunque,
sul fronte europeo i responsabili dell’euro, anche se sembrano vincitori in
patria, hanno poco da esultare. Sembrano, abbiamo detto. Infatti, la
coalizione di governo italiano, unica in tutta Europa, ha sostanzialmente
tenuto con il suo 43% totale, di contro al 31% della lista unitaria avversa:
un fiasco, al di là di ogni dubbio.
Diverso il discorso sulle elezioni amministrative, anche se il risultato, in
qualche modo, fa il paio con quello europeo: in loco la gente vede e
tocca con mano chi ha ben governato e chi no, e misura sui temi che più la
riguardano, quelli economici in primis. Mi sia consentito, a puro
scopo di esempio, il riferimento a un’esperienza personale; minima, certo,
ma che testimonia su cosa il cittadino si confronta, davvero, ogni giorno.
Io vivo a Milano, nell’importante e centrale Corso Buenos Aires.
E, avendo avuto modo di osservare che, in tale strada, la macchina per
lavare le strade è accompagnata da operatori ecologici che spazzano tra il
bordo del marciapiede e le auto parcheggiate, mi sono chiesto perché nelle
vie adiacenti, nei giorni di lavaggio, scatti la multa per divieto di sosta
(forse perché la sosta nel Corso è a pagamento?). E mi sono ricordato che,
pochi anni fa, subii una rapina, notturna e a mano armata, proprio mentre
spostavo l’auto causa lavaggio.
Per quattro mesi scrissi articoli su «Quattroruote», chiedendo perché la
nostra metropoli non si fornisse di pompe aspiranti (come accade in molte
città europee) e lasciasse in pace quelle auto che erano riuscite a trovare
un posto per la notte. La cosa avrebbe avuto, tra l’altro, ricadute positive
sul tasso d’inquinamento. Mi rispose l’assessore, a mezzo stampa ma in
politichese. Così, decisi di chiedergli un appuntamento per chiarirmi le
idee, se non come giornalista almeno come cittadino. Dopo mesi e diverse
telefonate, la segretaria mi chiese tout court cosa volevo
dall’assessore. Risposi che l’avrei detto a lui.
Non non ho più sentito né lei né lui. Recentemente ho avuto necessità di
chiedere un appuntamento, per altri motivi, a un altro assessore, quello
degli anziani e delle cose sociali. Il motivo lo dirò a voi: c’è una anziana
pensionata cui, nel mio palazzo, è scaduto il contratto di affitto; ora è
stato semplicemente raddoppiato, raggiungendo una cifra insopportabile. La
signora, vedova e sola, è molto malata di cuore, mezzo cieca, mezzo sorda e
si appoggia al bastone.
Ma non lo è abbastanza da poter invocare quell’invalidità totale che le
darebbe diritto all’accompagnamento. Legge o non legge, la signora in
questione ha bisogno di una badante, che paga di tasca sua. Il raddoppio
dell’affitto l’ha semplicemente gettata nello sconforto.
Ecco, volevo appunto sentire l’assessore sulla questione, se casomai avesse
un suggerimento. Peccato che siano trascorsi due mesi e dieci telefonate, e
ancora l’assessore non ha trovato un quarto d’ora da dedicarmi (mi punge il
sospetto che se l’appuntamento l’avessi chiesto per un’intervista, con
codazzo di fotografi e telecamere, il tappeto rosso sarebbe arrivato alla
mia porta). E’ anche così che si perdono le elezioni.
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