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Rino Cammilleri
Titolo di un articolo del «Giornale» del 30 maggio u.s.: «Monza. La giunta
trova casa agli autonomi».
Sottotitolo: «Mentre resta lettera morta la richiesta della sede per i
carabinieri in congedo». Dal corpo del pezzo, scritto da Marco Pirola: «Un
bel centro sociale nel pieno del salotto della città».
A scrivere articoli del genere ci vuole fegato, come potete ben capire,
perché nel milanese la «tolleranza zero» vale solo, com’è noto, per le auto
in divieto di sosta. Qui, il massimo della protezione che ci si può
aspettare è una telefonata della polizia a qualche libreria di quelle
elencate nei siti no-global, anarchici, antagonisti, disobbedienti e via
trasgredendo, per consigliarle di chiudere almeno finchè non finisce la
«manifestazione». Poi, dopo le solite devastazioni, paga Pantalone.
Coi soldi delle multe per divieto di sosta (forse la maggiore entrata
comunale). Ma non siamo qui per le solite lamentele sulle predilezioni delle
giunte di sinistra, quali quella di Monza. Ognuno è libero di perdere le
elezioni come meglio crede. D’altra parte, a ben riflettere, sulla questione
dei cosiddetti autonomi pare ci siano due scuole di pensiero (visto che sedi
e finanziamenti e convenzioni agevolate glieli danno anche le giunte di
centrodestra).
Una, quella dura, sarebbe per la severità, giacchè la legge deve essere
uguale per tutti e in democrazia non si sopportano le Taz (Zone
Temporaneamente Autonome, cioè un arcipelago di oasi a macchia di leopardo,
all’interno delle quali le leggi dello Stato sono, per così dire, sospese).
L’altra, maturata anch’essa nell’area ideale del pensiero di centrodestra,
propende per lasciare le cose come stanno, perché, così raggruppati, li si
controlla meglio.
Poi, è ovvio, c’è anche una terza scuola di pensiero, che è quella degli
orfani del marxismo convertitisi alla libertà individuale più spinta, a
imitazione dei liberals americani. C’è comunque il sospetto che il
lupo abbia perso, sì, il pelo, ma non il vizio.
Cioè: quando comanda l’avversario politico, evviva la libertà. Poi, una
volta al potere, la festa è finita e guai a chi non rientra nei ranghi. Non
sarebbe, del resto, una novità.
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