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di Rino Cammilleri
C’è qualcosa che non torna nelle immagini sulle «torture & sevizie» inflitte
dagli americani ai prigionieri irakeni. Mi spiego. Se uno decide di fare
l’aguzzino, perché dovrebbe farsi riprendere?
Per mostrarle agli amici, poi, a casa?
Può essere.
Ma quelle foto sono centinaia, per cui si deve ammettere che fanno parte di
una strategia ben precisa. La quale può essere questa: data la mentalità dei
musulmani, gli interrogatori possono essere stati condotti con la minaccia,
umiliante, di mostrare le foto a parenti ed amici del prigioniero. Ma, se
così, si tratta di un mirato lavoro di intelligence. Allora, perché
affidarlo non a militari addestrati, magari dei servizi segreti, ma a
riservisti senza arte né parte?
Già, perché i colpevoli erano tutti ex venditori di assicurazioni, cameriere
di fast-food o nullatenenti arruolatisi per guadagnare qualcosa in più. E
costoro, tutti, hanno testimoniato di non aver fatto altro che eseguire
ordini superiori, foto comprese. Si deve pensare, allora, che all’interno
dell’amministrazione americana c’è qualcuno che rema contro?
E perché? Per influire sulle elezioni presidenziali? O per far tornare a
casa le truppe? Oppure, infine, le cose sono molto più semplici e si tratta
solo di imbecillità senza attenuanti?
Mah. Misteri della guerre moderne, che si combattono (e si possono vincere o
perdere) anche attraverso i media.
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