|
di Rino Cammilleri
Riflessione uno. L’economia occidentale è sorvegliata da svariate
authorities antitrust che comminano sanzioni miliardarie alla più
piccola concentrazione industriale potenzialmente atta a turbare la libera
concorrenza. Invece, nei confronti dell’unico cartello vero e dichiarato,
che è quello del petrolio (Opec), silenzio.
Quel cartello ci mandò tutti a piedi e in bici nel 1973 ed inaugurò una
crisi da cui l’Occidente non si è mai veramente ripreso. Due. L’enorme
afflusso di denaro dei petrodollari non ha mai elevato il tenore di vita
della stragrande maggioranza del mondo islamico. Tre.
Devo al giornalista Andrea Morigi questa citazione del premio Nobel 2001 per
la letteratura sir Vidiadhar Surajprasad Naipaul: «Probabilmente non è
mai esistito un imperialismo come quello dell’Islam e degli arabi. Dopo
cinquecento anni di dominio romano, i Galli poterono recuperare le loro
vecchie divinità e devozioni; quelle credenze non erano morte, erano
soltanto nascoste appena dietro la facciata della romanità. Ma per l’Islam
l’impegno di cancellare il passato è un articolo di fede. Alla fine i
credenti onorano soltanto l’Arabia; non hanno nulla a cui fare ritorno».
Quattro. Storicamente, il bando contro la carne di maiale ha portato
l’islam, dovunque si sia insediato, a introdurre l’allevamento di ovini. Si
aggiunga il divieto del vino, che ha indotto a sradicare le viti. Il
risultato è stato la desertificazione: la Sierra Nevada spagnola, un tempo
rigogliosa, irrimediabilmente inaridì per l’abbandono della coltura della
vite imposto durante la dominazione araba. Lo stesso accadde nell’Africa
romana. Cinque.
I neoconservatori americani sono convinti che la democrazia sia un bene
esportabile. Ma non possono dirsi sicuri che libere elezioni non sanciscano
il trionfo elettorale di forze fondamentaliste islamiche, come già accadde a
suo tempo in Algeria. Insomma (sei), il terzo millennio ha aperto scenari,
sì, nuovi ma non meno inquietanti dei precedenti.
|
|