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di Rino Cammilleri
Una ricerca sociologica pubblicata sulla rivista Il Mulino ha dato
risultati a prima vista sconcertanti. Il titolo dello studio è I giovani
del nuovo secolo. Un gruppo di esperti, al lavoro per conto
dell’istituto Iard e della Fondazione Il Mulino, ha intervistato tremila
giovani di età compresa tra i quindici e i ventinove anni, tirando
conclusioni davvero sorprendenti riguardo alle risposte ricevute.
Ecco i dati più significativi: il 50,6 % degli intervistati si è dichiarato
contrario al divorzio, il 72,3 % all’aborto, il 77 % è sfavorevole alle
relazioni adulterine e ben l’82 % a quelle omosessuali. Un crescendo che
mette kappaò tutte le “conquiste civili” dei loro padri. Si tratta di
percentuali pesanti, che vanno da oltre metà agli oltre quattro quinti.
Maggioranze, insomma, che su certi temi sfiorano la totalità. Come è potuto
accadere tutto questo? I ricercatori azzardano una risposta: forse questi
giovani hanno vissuto «sulla propria pelle» (tanto per usare una frasario
caro ai loro genitori sessantottini), o stanno vivendolo, il risultato delle
«scelte libertarie» di chi li ha messi al mondo e poi ce li ha lasciati. In
fondo, com’è noto, l’unica rivoluzione portata a termine dagli «anni
formidabili» è stata quella del costume, che ha orientato in senso
deresponsabilizzante (cioè, egoistico) le mentalità.
L’edonismo ha reso reversibile ogni scelta, incartando con argomenti
emotivo-sentimentali le opzioni che coinvolgono altri. Papà e mamme che a un
certo punto si «riappropriano della loro vita», anteponendo («con
sofferenza», certo) la loro personale «realizzazione» a quella di chi da un
certo momento in poi vede raddoppiare genitori e nonni, non di rado si
ritrovano, dopo assistenti sociali e giudici, col pupo (unico, il più delle
volte) bisognoso di «sostegno» psicologico quando non psichiatrico.
L’effetto-valanga che hanno tutte le cose umane, poi, in non pochi casi
fatalmente condanna chi cerca di farsi una famiglia il più possibile
diversa (nel senso di migliore o almeno più stabile) da quella di
provenienza a ripetere la disastrosa esperienza.
Così, i giovani del terzo millennio pagano il conto altrui in termini di
solitudine, disadattamento, mancanza di riferimenti, sfiducia nel futuro.
Lo iato generazionale non può
essere maggiore: la generazione dei padri che insiste nel propagandare
modelli «libertari» e quella dei figli, per i quali ormai la «trasgressione»
massima è il ritorno a una tradizione che, in verità, non hanno mai
conosciuto.
Sì, insiste. Per esempio, nell’Inghilterra blairiana per il nuovo anno
scolastico il ministero sanitario ha disposto la distribuzione gratuita
nelle scuole di ogni ordine e grado degli anticoncezionali, pillola
(abortiva) «del giorno dopo» compresa. Ciò, per combattere il fenomeno delle
gravidanze indesiderate fra minori, che nel Regno Unito è giunto a quota
novantamila circa l’anno.
Questo, sebbene l’esperienza americana dimostri che la misura ottiene solo
l’effetto contrario a quello desiderato. A parte il fatto che la denatalità
autoctona è un problema anche inglese e, dunque, il dato statistico su
riportato dovrebbe venir salutato con gioia, sono trent’anni che da quelle
parti l’educazione sessuale invita all’uso dei contraccettivi. E il problema
non solo non è risolto, ma si è aggravato. Ma alla generazione allevata a
pane e utopia i fatti non interessano: tanto peggio per i fatti se
confliggono con la teoria.
E «i fatti» sono la generazione successiva, i giovani del nuovo secolo, che
hanno scoperto gli antichi valori sebbene nessuno glieli abbia mai proposti.
E li proclamano apertamente. Magari, giusto per far dispetto ai vecchi.
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