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di Rino Cammilleri
Molto probabilmente Antonio Socci rinuncerà alla conduzione di «Excalibur».
Può darsi c’entrino gli ululati levatisi al suo tentativo di inchiodare la
Melandri alla domanda delle domande («l’embrione è un essere umano o no?»).
Gli hanno detto di tutto, al Socci, sfiorando perfino l’insulto.
Il più castigato appellativo è stato quello di Aldo Grasso, critico
televisivo del «Corriere della Sera», che gli ha dato dell’«inadeguato».
Ora, abbiamo visto conduttori schieratissimi e per ragioni puramente
politiche, laddove il tema che ha “incriminato” Socci era di bioetica e
assolutamente trasversale. Per quelli, i girotondi e le convocazioni in
teatro, con collegamenti in videoconferenza con altre decine di teatri, si
sono sprecati e addirittura se ne progetta uno al mese, per la «libertà
d’espressione».
C’è da fare tanto di cappello al soccorso rosso, d’una efficienza senza
pari: toccàtene uno dei loro e vedrete che coro si scatena, eterno,
organizzato, scientifico e in grado di tenere banco sui media finchè morte
non sopraggiunga. Invece, miserrimo lo spettacolo offerto dall’altro
versante: tolgono la trasmissione a Socci? pazienza. Anzi: chissenefrega.
Già, perché l’uomo di centrodestra è un moderato, un individualista, non è
abituato al «collettivo», alla fratellanza d’armi, a reagire compattamente
con cortei e manifestazioni.
Non ìdea girotondi, non ci pensa nemmeno, né scende in piazza a fare
quadrato attorno ai suoi uomini quando questi vengono colpiti e affondati.
No, antropologicamente è uno che delega: ha votato, no? e tanto gli basta,
il suo compito è finito, ci pensino i suoi rappresentanti ad agire. Peccato
che i suoi rappresentanti sono come lui. Per l’uomo di sinistra, invece,
tutto è, gramscianamente, politica, tutto, anche i comici, i cabarettisti e
le soubrettes.
E’ la sua religione, l’unica cosa che lo tiene in vita; da qui il
coinvolgimento personale e la disponibilità a ogni piazzata. E’ stata varata
una legge sulla fecondazione, legge che giustamente il centrodestra
considera una sua vittoria. Ma non è in grado di difenderla
propagandisticamente perché, diversamente dai suoi avversari, non ha la
propaganda nel suo Dna. Così, un eventuale referendum abrogativo (c’è già
chi ci pensa) userà argomenti aggiranti, tipo «i ricchi potranno andare a
farsi fecondare all’estero».
L’unico che ha centrato il punto focale della questione è stato Socci con la
sua domanda (a cui non si è osato rispondere, preferendo esibire
indignazione). Ma nessuno ha mosso un dito per difenderlo. Questo
centrodestra, è noto, è assolutamente carente nella comunicazione. La cosa è
stata notata da più parti e ammessa dai suoi esponenti. In effetti, è
difficile improvvisare in un settore in cui gli avversari sono maestri
grazie alla loro secolare esperienza.
Ma qui non c’era da inventare nulla, si trattava solo di levare le proprie
voci a favore di Socci. Invece, un silenzio di tomba, rotto solo da un
appello di Luciano Garibaldi sul «Secolo d’Italia», giornale di partito che
non si sa se se lo fila il suo stesso partito. Socci verrà sostituito da
Ferrara? Benissimo.
Ma è desolante sapere che tutto il centrodestra può contare su un solo
conduttore di talkshow, tanto da doverlo impiegare a mezzadria. Non ha
altro? No, ed è questa la cosa più triste: di gente capace ne ha anche
troppa. Solo, nisciuno è fesso: lo sanno benissimo che, al primo
scivolone, verranno abbandonati a sé stessi. Come Socci.
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