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di Rino Cammilleri
Qualcuno si è chiesto come mai non abbia detto nulla a proposito del mancato
premio Nobel al papa. In verità, avrei dovuto dire la mia almeno sui
venticinque anni (a tutt’oggi) del suo pontificato sulle reti di Rai
International, ma uno sciopero di treni mi ha impedito di essere in studio a
Roma (qualcuno prima o poi dovrà contare tutti gli scioperi avvenuti sotto
il governo del centro-destra e paragonare la cifra a quella del precedente
governo di centro-sinistra).
Devo dire che sono contento per ambedue le cose: lungo pontificato e non
assegnazione. Sì, perché non si danno premi a chi fa solo il suo mestiere.
Un papa è sempre «per la pace», ci mancherebbe. E’ vero, certi suoi
predecessori hanno chiamato alla crociata, ma erano tempi in cui di premi
internazionali non si parlava.
E le crociate erano il nome antico degli «interventi umanitari». Nobel ideò
quel premio quando scoprì la dinamite, sconvolto dall’uso che si sarebbe
potuto farne. Se avesse visto la bomba atomica, cosa avrebbe detto?
No, si premia gente come Dario Fo o Rigoberta Menchù, non il papa. Fu giusto
premiare Madre Teresa, perché quei soldi le servivano per i suoi assistiti.
Ma un papa deve darli, i premi, non riceverli. Il papa, per noi cattolici, è
nientemeno che il Vicario di Dio, non un «operatore umanitario» qualsiasi.
Oh, certo, se quel premio glielo avessero dato, nessun problema. Perché no?
Un po’ di applausi e qualche soldo sono sempre meglio di nessun plauso e
zero denari. Ma, datemi retta, è meglio così. Sono già in troppi a volerla,
la deriva sociologica della Chiesa, come se fosse una ong meglio
organizzata delle altre, con addetti vestiti in modo suggestivo e un capo
troppo malandato per reggersi in piedi. No, come ha benissimo scritto Juan
Donoso Cortés (Saggio sul cattolicesimo, il liberalismo e il socialismo)
nell’Ottocento, la Chiesa e il papa sono gli intermediari tra il divino e
l’umano. Altrimenti, sono solo ingombranti e, tutto sommato, inutili.
Per questo le rivoluzioni, ogni rivoluzione, si sono sempre rivolte contro
di loro. Cominciando dai più “inutili”: gli ordini contemplativi.
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