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di Rino Cammilleri
Il giornalista Carlo Stagnaro (gran navigatore internettiano e dunque,
sapendo cosa cercare, informatissimo) mi ha usato la cortesia di rendermi
avvertito di una perla rimasta impigliata nella (sua) rete. La chicca mette
in guardia «i fedeli cattolici della Romana Chiesa irlandese di non
respirare in chiesa. Inalare incenso è come fumare tabacco, e contiene
cancerogeni. In breve, andare in chiesa provoca il cancro».
Firmato, dottor Jim McDaid, ministro dei trasporti Irlandese, 1 Settembre
2003. A orecchio sembra una fesseria, una barzelleta, una leggenda
metropolitana messa in giro dagli antisalutisti (selvaggia congrega cui mi
onoro di appartenere, perché non ho alcuna intenzione di vivere come un
malato al solo scopo di morire sano). Ma ho l’agghiacciante dubbio che
magari è vero. D’altra parte, in Canada, per esempio, si sta estendendo il
divieto di profumarsi e deodorarsi. E il numero delle sostanze che «fanno
male» è in rapida crescita ovunque. Addirittura, bisogna guardarsi da quello
che potrebbe far male anche se ancora non si sa (c.d.
«principio di precauzione»): le onde elettromagnetiche, gli ogm, i
telefonini…
Prima o poi a qualcuno doveva pur venire in mente di analizzare l’incenso.
La mente corre a tutti quei prelati e fedeli che, in duemila anni sono morti
per colpa delle sue esalazioni.
Si aggiungano gli ebrei avanti Cristo e tutti quei pagani che, nei loro
riti, ne facevano uso (anche i romani).
I Magi, disinformati, ne fecero dono addirittura a un bambino in fasce.
Comunque, non è l’incenso nelle chiese quel che mi preoccupa. Anche perché
forse lo usano ancora in Irlanda, ma qui lo vedo solo alla tivù quando
celebra il papa. A parte quelle rare chiese in cui si fa l’esposizione del
Santissimo (il quale, pur affumicato, non s’è mai lagnato: verrebbe qualche
dubbio sulla Presenza Reale…), nelle altre il pericolo è, semmai,
l’inquinamento acustico. Da chitarre.
Ma, ahimè, queste dovremo tenercele: sono (ormai) fra le poche cose che non
provocano il cancro.
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