Europa |
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di Rino Cammilleri Robi Ronza è senz’altro il miglior osservatore di cose internazionali che abbiamo a disposizione. Peccato che nessuno al governo se ne sia accorto (ma non sono pochi i cervelli di cui né l’attuale maggioranza né la Chiesa si accorgono). La sua rubrica settimanale, «Prisma» (su Il Giornale), merita di essere compulsata con attenzione soprattutto dai cattolici, di solito più attenti alle lamentazioni papali sulla mancanza di un riferimento al cristianesimo nella Costituzione europea che ai meccanismi per cui le cose vanno come vanno. Ora, nella puntata del 31 agosto u.s. il Ronza ha scritto letteralmente: «Il progetto di Costituzione europea, che la Convenzione ha ufficialmente pubblicato il 20 giugno, è pericoloso sia per la democrazia sia per la libertà». Come si vede, qui non si tratta di preamboli più o meno cristiani, ma di qualcosa di ben più grave. La Convenzione era stata convocata dal Consiglio europeo nel 2001 perché rispondesse a diversi quesiti, uno dei quali era questo: la semplificazione e il riordino dei trattati europei doveva «spianare la via all’adozione di un testo costituzionale»? Ma i centocinque membri della Convenzione (non eletti dai popoli) anziché rispondere di sì o di no hanno proceduto direttamente all’elaborazione di una bozza di Costituzione, trasformandosi di propria iniziativa in assemblea costituente. Poiché nessuno ha protestato, il sospetto è che già fossero tutti d’accordo. Solo che non si ha memoria di assemblea costituente non solo non eletta dal popolo ma addirittura così esigua. Della Costituzione elaborata da costoro sappiamo solo una cosa: la bagarre scaturita dalla mancanza, nel preambolo, di ogni riferimento alle radici cristiane d’Europa. Ma poco sapevamo del fatto che, per giustificare tale mancanza, si è rinunciato a ogni altra radice, cultura classica greca e illuminismo compresi. Commenta Ronza: «Il documento si apre così con una colossale censura della principale risorsa del nostro continente, ossia la sua storia e la sua ricca identità culturale». E fosse solo questo. La Costituzione parla solo di Stati, blandamente accennando alle autonomie locali e tacendo del tutto sulla società civile. Così, «lo sbandierato principio di sussidiarietà si applica solo al rapporto tra Unione e Stati membri». Il Ronza, che conosce i suoi polli, sa bene che anche questa cosa verrà fatta ingoiare agli europei con la solita scusa: «per restare in Europa». Ma il rischio è: «non appena lo vorranno i governi potranno schiacciare a loro piacimento le società civili dei Paesi ove sono al potere». Noi, nell’Ottocento diventammo italiani più per forza che per amore. Ora, ho l’impressione che dovremo diventare «europei» con lo stesso sistema (cannonate a parte). |
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Antidoti: «Europa», di Rino Cammilleri, 20 Settembre 2003 |