Scientismo |
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di Rino Cammilleri C’è qualcosa di teneramente patetico in questo bisogno di “confermare” per via scientifica la saggezza popolare. L’accumulo delle esperienze empiriche di generazioni diventa «verità» solo quando può essere trasformato in numeri e annunciato da un signore in camice bianco. Solo allora la verità è vera: quando lo dice la Scienza. In realtà, a certe cose (forse a tutte) la Scienza ci arriva buon’ultima. Come i Magi che, giunti alla grotta di Betlemme, trovarono che i Pastori era lì già da un pezzo. Così, solo alla fine del Secondo Millennio la Scienza si è accorta che i malati che pregano hanno migliori probabilità di guarigione degli altri; ha verificato, addirittura, che guariscono percentualmente in maggior numero quelli per i quali qualcun altro ha pregato. Ma c’è voluto il Terzo, di Millennio, perché la Scienza si arrendesse al fatto che il «gene» dell’adulterio è più maschile che femminile. Visto che c’era, qualcuno s’è preso la briga di frugare anche nel Dna degli omosessuali ma, immediatamente subissato di improperi, ha lasciato perdere. Così, di acqua calda in aria fritta, le «scoperte» vanno avanti per la gioia (finanziaria e di carriera) dei ricercatori e dei giornalisti. Ecco allora che ai primi di agosto di quest’anno l’università di Belfast scopre che gli ingegneri e gli scienziati sono mediamente più longevi degli artisti, e perfino che i laureati divenuti più ricchi hanno goduto di una salute migliore. Quanto sia difficile per un artista affermarsi e restare a galla lo sapeva anche Bertoldo. Un vero artista, poi, difficilmente non è psicologicamente un tormentato. Infine, il lavoro di un artista è una continua performance, con tutto il logorio che la cosa comporta. Nel mondo di oggi, quale ingegnere (di qualsivoglia specializzazione) è rimasto disoccupato? Comunque, la Scienza ci ha assicurato che i ricchi stanno meglio dei poveri, campano più a lungo e piangono meno. Cosa che si conferma incrociando i dati di quella ricerca con quest’altra proveniente da Pittsburgh e riferita dal Corriere della Sera in prima pagina il 18 agosto u.s.: «Chi è ottimista resiste meglio ai virus». Il nonno diceva: «cuor contento il ciel l’aiuta». I napoletani: «guaglio’, nun te n’incarica’, penz’a’ salute!». Il bisnonno: «canta che ti passa». Gli avi: «il riso fa buon sangue». E così via. C’è da rifletterci quando, svogliati, ascoltiamo per l’ennesima volta l’ennesima, piatta, omelia domenicale sulla evangelica «parabola dei talenti»: chi ha un buon carattere gioviale, allegro e ottimista si ricordi di avere avuto in dotazione un «talento» in più che non è affatto merito suo; anziché vantarsene e usarlo per «godersi la vita» ne ringrazi Dio e lo impieghi bene, perché dovrà renderne conto. Ma torniamo alla Scienza e alle sue continue «scoperte». Anche noi scopriamo qualcosa: lo Scientismo non è mai morto. Figlio dei Lumi settecenteschi, ancora si aggira fra noi dispensando certezze. Con la Scienza, in realtà, non ha nulla a che fare perché è una religione. Dicesi religione quell’insieme di credenze che ha la pretesa di essere il depositario ultimo e inappellabile della Verità. |
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Antidoti: «Scientismo», di Rino Cammilleri, 13 Settembre 2003 |