L’Istituto Stephen Roth presenta uno studio |
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di Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME Tutti i leader d’Israele, anche quelli come il presidente Moshè Katzav in viaggio con una delegazione di giovani ad Auschwitz o l’ex rabbino capo Lau, hanno celebrato questa giornata del ricordo con uno sguardo anche all’antisemitismo contemporaneo, fatto inusitato. «Vede - dice Dina Porat dell’Università di Tel Aviv - negli ultimi tempi è nato nella fantasia antisemita un nuovo asse del male, quello fra Israele, gli ebrei e gli Stati Uniti: circola dal tempo dell’undici settembre la ripugnante leggenda che gli ebrei sono in realtà coloro che hanno tirato i fili dell’attacco alle Twin Towers, onde suscitare la rappresaglia americana contro l’Iraq. Da qui deriva una teoria anch’essa molto in voga, ovvero che gli ebrei sono i veri ispiratori della guerra americana in Medio Oriente, e che ne progettano altre, così da essere sotto l’ala protettiva del loro amico americano, o peggio ancora, di utilizzarlo per un disegno di dominazione anche economico, con le mega compagnie ebraico-americane in marcia per occupare l’economia mondiale. Questo è il nuovo antisemitismo, e ripercorre identicamente la strada dei Protocolli dei Savi di Sion, uno dei libri base del nazismo, oggi best seller in quasi tutti i Paesi arabi, che spiega come gli ebrei congiurino per la conquista del mondo».
Dunque, la giornata della memoria
ieri non ha avuto il medesimo volto di sempre, amareggiata dal conflitto in
corso, dubitosa sul fatto che il suo nuovo interlocutore Abu Mazen sia
autore di un testo che sostiene che i sionisti collaborarono con i nazisti
per spingere gli ebrei a emigrare in Palestina, e che definisce gonfiato il
numero degli uccisi dai nazisti. Ma soprattutto, sofferente perché non si è
realizzata una delle più radicate convinzioni del sionismo, ovvero che con
la nascita di Israele e quindi la normalizzazione dell’ebreo nel ruolo di
cittadino, l'antisemitismo sarebbe cessato.La «Gvurà», il valore, l’eroismo,
fin dai primi tempi dello Stato d’Israele era stato il motivo psicologico
prescelto perché quel popolo in lotta per la costruzione dello Stato fosse
in grado di sussumere la Shoah come parte della sua storia; poi, con il
processo di pace, il tema era stato messo da parte, la memoria chiedeva solo
di piangere in pace; oggi, torna di attualità. |
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Ebrei: «L’Istituto Stephen Roth presenta uno studio sull’odio per gli ebrei. Spettri antisemiti il giorno della Shoah», Fiamma Nirenstein, La Stampa, 30.4.2003 |