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l’ufficio
stampa di Cl
Milano, 11 aprile 2002.
Tutto
il mondo in queste ore guarda con timore alla terra di
Abramo, nella consapevolezza che ciò che sta accadendo
riguarda il destino di tutti. In un momento in cui la pace
sembrava possibile, tutto è stato rimesso in discussione da
attentati terroristici. E negli ultimi giorni teatro di
battaglia sono luoghi riconosciuti sacri da tutto il mondo e
che costituiscono per quegli stessi popoli in lotta il segno
della loro identità più profonda.
Il popolo palestinese vive due tragedie: quella della guerra
e quella di capi che disprezzano la vita al punto di
favorire che giovani si suicidino per uccidere altri. Il
popolo israeliano ha delle ragioni derivanti dalla
necessità morale e fisica di sopravvivere, che tuttavia
devono portare a ricercare sempre il mutuo rispetto e il
leale negoziato.
I
cristiani sono in mezzo, indifesi.
Nessuno sembra in grado di fermare uno scontro già così
atroce e pieno di gravi incognite per il mondo intero.
In mezzo a mille analisi parziali e inefficaci, il Papa
sostiene l’unica posizione realistica e impegnativa, a cui
sentiamo di aderire con tutto noi stessi. Richiamando le
parti in lotta a ritrovare il motivo della propria esistenza
come persone e come popoli, Giovanni Paolo II ha chiesto che
si alzi «una preghiera accorata a quel Dio che solo può
cambiare i cuori degli uomini, anche i più ostinati».
Solo l’intervento di Dio nella storia porta quel che pare
impossibile agli uomini e fissa un punto di ripresa
positiva.
Siamo spinti a riconoscerlo in questo tragico momento: la
mano che con Abramo ha lanciato nella storia il popolo di
Israele è la stessa che salva tutti e permette un dialogo
sincero nel rispetto reciproco. E' quel Dio che ha lasciato
traccia in quella terra così insanguinata dall’odio e
contesa apparentemente nel Suo nome, ma in realtà nella
dimenticanza di Lui: «In quella terra Cristo è morto e
risorto e ha lasciato, come muta ma eloquente testimone, la
tomba vuota. Distruggendo in se stesso l’inimicizia, muro
di separazione tra gli uomini, Egli ha riconciliato tutti
per mezzo della Croce ed ora impegna noi, suoi discepoli, a
rimuovere ogni causa di odio e di vendetta».
Questo è il nostro impegno e ancora di più la nostra
domanda di cambiamento a cui la vicenda della Terra Santa ci
costringe, così che possiamo recitare una vecchia preghiera
ebraica della Pasqua: «Dalla casa degli schiavi ci
riscattasti, nella carestia ci alimentasti,
nell’abbondanza ci provvedesti, dalla spada ci salvasti,
dalla mortalità ci preservasti e da malattie gravi e
numerose ci rendesti immuni».
Per questo, seguendo il Papa, tutte le persone di Cl, in
famiglia e nei gruppi, pregano la Madonna recitando
quotidianamente il Rosario perché Dio salvi la Terra Santa
e quindi il mondo.
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